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14 luglio, 2025Articoli correlati
Von der Leyen, però, ha precisato che Bruxelles "può rispondere con contromisure, se necessario", ma per ora ha scelto di rimandare i controdazi che sarebbero scattati da domani. Oggi la riunione dei ministri del Commercio dei 27 per limare le distanze tra i Paesi
“Preferiamo una soluzione negoziata”. All’indomani dell’annuncio da parte di Donald Trump dell’introduzione, dal prossimo primo agosto, di dazi al 30 per cento per le esportazioni Ue verso gli Stati Uniti, la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, detta la linea e prova a indicare i prossimi passi nel grande braccio di ferro commerciale con Washington: negoziare e poi, eventualmente, contrattaccare. Von der Leyen ha precisato che Bruxelles può “rispondere con contromisure, se necessario”. Ma intanto si è scelto di rimandare al primo agosto i controdazi alle barriere statunitensi su acciaio e alluminio - già in vigore - che sarebbero dovute entrare in vigore da domani, 15 luglio.
Se la volontà è quella di negoziare, però, non tutti e 27 Paesi europei hanno le stesse sensibilità. Divisi tra chi predilige il “modello cinese” dell’intransigenza a oltranza, e chi quello britannico del dialogo a tutti i costi, di un accordo a prescindere. Anche per questo la Commissione, che ha competenza in materia commerciale, si muove ancora senza un mandato pieno. Anche per trovare un terreno comune su cui costruire il dialogo con gli Stati Uniti, la riunione di oggi tra i ministri del Commercio dei 27, anche se già in programma da tempo, assume un significato e un’importanza particolare. Von der Leyen, in un punto stampa con il presidente indonesiano Prabowo Subianto, ha spiegato come l’Unione europea segua un “doppio binario”: dialogare e preparare, contestualmente, controdazi. Oggi li commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, illustrerà alle sue controparti il pacchetto di contromisure da 70 miliardi di euro che, senza un’intesa, entrerà in vigore il prossimo mese.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra i 27 leader europei, è quella che più vuole evitare un muro contro muro con gli Stati Uniti. Con un messaggio affidato ai social, la premier ha ribadito che “una guerra commerciale interna all’Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo” e che “l’Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso”. Il ragionamento è, insieme, economico e politico: economico, perché il nostro Paese è il secondo in Europa per export negli Stati Uniti; politico, perché Meloni è nella (scomoda) posizione di dover mantenere un rapporto privilegiato con l’alleato Trump e difendere al tempo stesso gli interessi commerciali italiani, che con dazi al 30 per cento sarebbero danneggiati e non poco.
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