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17 luglio, 2025Figlia dell’ex direttore dell’Fbi e oppositore di Trump James Comey, lavorava da quasi un decennio per la procura federale. È stata rimossa senza spiegazioni. Oltre a Epstein, è stata una figura chiave nei processi contro Ghislaine Maxwell e Sean “Diddy” Combs
Una lettera che cancella dieci anni di lavoro, poche spiegazioni, tanta paura, soprattutto per chi resta. Maurene Comey, procuratrice federale di lunga data, è stata licenziata mercoledì 16 luglio dall'amministrazione Trump. Il comunicato che ha ricevuto non menziona le motivazioni per cui è stata sollevata dall'incarico. Solo un riferimento all'Articolo II della Costituzione, che attribuisce al presidente il potere esecutivo. Un modo di procedere irrituale che Comey ha subito interpretato come un monito pericoloso, un segnale inquietante per l'indipendenza del sistema giudiziario.
La mail ai colleghi
"Se una procuratrice di carriera può essere licenziata senza motivo, la paura potrebbe infiltrarsi nelle decisioni di chi resta", ha avvertito Comey in una mail inviata giovedì 17 luglio ai colleghi della procura. "Non permettete che accada. La paura è lo strumento di un tiranno, usato per sopprimere il pensiero indipendente". Il messaggio ha scosso un ambiente ormai abituato a interferenze simili. Da inizio anno, l’amministrazione Trump ha infatti rimosso almeno venti funzionari di carriera all’interno del dipartimento di Giustizia.
Il padre acerrimo nemico di Trump
Suo padre James Comey è uno degli uomini-simbolo delle tensioni tra l’apparato investigativo federale e Donald Trump. Nominato direttore dell'Fbi sotto l’amministrazione Obama, come la figlia è stato licenziato all'improvviso nel maggio 2017, dopo essersi rifiutato di porre fine alle indagini sui legami tra la campagna elettorale di Trump e la Russia. Da allora, il rapporto tra i due è stato di aperta ostilità: Trump lo ha più volte definito un traditore e un criminale. Uno scontro a distanza che si è riacceso nelle ultime settimane, dopo che Comey ha pubblicato una foto sui suoi social che alcuni repubblicani hanno interpretato come un invito alla rimozione - o perfino all’eliminazione fisica - di Trump.
Da Epstein a Diddy, i casi sulla scrivania di Maurene Comey
La procuratrice è stata per anni una figura chiave in processi di grande rilevanza mediatica e politica. Come quello contro Sean Combs, il magnate dell’hip-hop noto come Diddy, condannato per reati minori legati alla prostituzione, ma di recente assolto dalle accuse più gravi a suo carico.
Su tutti, però, spicca il processo nei confronti di Jeffrey Epstein. Il caso del finanziere suicidatosi in cella nel 2019 è stato nelle ultime settimane motivo di feroci scontri interni al movimento trumpista Maga. Epstein era un imprenditore con una rete di stretti legami con l’élite politica, economica e culturale mondiale. È stato accusato di aver abusato di decine di ragazze, molte delle quali minorenni. Molti esponenti politici in passato vicini al presidente degli Stati Uniti hanno attaccato la scelta di non rendere pubblici i nomi dei personaggi famosi coinvolti negli abusi. L'accusa è che anche Trump faccia parte della lista. In risposta, il presidente ha rilanciato teorie infondate secondo cui i dossier legati al caso Epstein sarebbero stati "fabbricati" da James Comey, Biden e Obama. Figure della destra radicale come Laura Loomer hanno esercitato pressioni pubbliche per il licenziamento di Maurene Comey, accusata di insabbiamenti nell’indagine.
La decisione di opporsi alla pubblicazione di documenti investigativi sensibili è stata spiegata dalla stessa procuratrice. In una dichiarazione presentata nel gennaio 2024, Comey ha scritto che renderli pubblici avrebbe potuto esporre i testimoni a "imbarazzo e molestie" tali da renderli meno propensi a testimoniare. Questo avrebbe compromesso un nuovo processo contro Ghislaine Maxwell, legata intimamente a Epstein e condannata nel 2021 a 20 anni di carcere per traffico di minori.
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