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26 luglio, 2025Il presidente degli Stati Uniti ha detto che le possibilità di arrivare a un'intesa sono "cinquanta e cinquanta", ma filtra ottimismo. Bruxelles vuole scongiurare i dazi al 30% che entrerebbero in vigore dal primo agosto
Quando si parla di dazi e Donald Trump, è obbligatorio usare il condizionale. Ma dopo settimane di trattative, annunci e minacce, Stati Uniti e Unione europea sarebbero a un passo per raggiungere un accordo su imposte al 15 per cento sulle merci europee esportate oltreoceano - "il più grande di tutti", come l'ha definito il tycoon. Che ci siano passi in avanti in questo estenuante braccio di ferro commerciale tra le due sponde dell’Atlantico è testimoniato dal fatto che domani - 27 luglio - Trump e Ursula von der Leyen si incontreranno in Scozia per il primo vero faccia a faccia da quanto il tycoon - finora mai tenero nei confronti della presidente della Commissione europea - è tornato alla Casa Bianca.
L’invito è arrivato ieri da Trump, durante una telefonata che in un tweet von Der Leyen ha definito “proficua”. Il presidente Usa sarà in viaggio nel Paese britannico - non sarà solo una visita ufficiale, perché andrà anche a giocare a golf - per discutere “delle relazioni commerciali transatlantiche e di come mantenerle solide”. È una corsa contro il tempo, soprattutto per Bruxelles, che vuole scongiurare a tutti i costi, dal primo agosto, le imposte al 30 per cento annunciate da Trump due settimane fa.
In partenza per la Scozia, ai piedi del suo aereo presidenziale, Trump ha spiegato che le possibilità di chiudere un accordo sono “al cinquanta e cinquanta”. Negli ultimi giorni, dopo gli innumerevoli incontri tra il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e i negoziatori americani, sembrerebbe essersi coagulato un consenso intorno a un dazio base al 15 per cento. Il punto di caduta dovrebbe ricalcare l’accordo firmato qualche giorno fa dagli Stati Uniti con il Giappone: tariffe orizzontali a quella percentuale, da cui però saranno esclusi - secondo quanto emerge - acciaio e alluminio, le cui imposte (già in vigore) dovrebbero restare al 50 per cento.
Nel caso in cui l’accordo dovesse saltare - e non è una possibilità remota - l’Unione europea ha già approvato le sue contromisure: dazi su beni americani per 72 miliardi, che si aggiungono a una prima lista dal valore di 21 miliardi di euro. Anche se, come emerso ieri, eventuali ritorsioni non dovrebbero scattare tutte insieme dal 7 agosto: partirebbero prima solo i dazi della prima lista, mentre le seconde contromisure scatterebbero a più tranche, dal 7 settembre fino al 7 febbraio del 2026.
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