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22 agosto, 2025Secondo l'Integrated Food Security Phase Classification, l'organismo delle Nazioni Unite che classifica la gravità dell’insicurezza alimentare, mezzo milione di persone si trova in "condizioni catastrofiche"
"Proprio quando sembra non ci siano più parole per descrivere l'inferno a Gaza, se ne aggiunge una nuova: carestia". Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha annunciato un fatto tragicamente noto, una notizia attesa di cui ora la comunità internazionale ha la conferma ufficiale. Per la prima volta, il sistema internazionale che classifica la gravità dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), ha alzato il livello di gravità alla fase 5, il massimo grado della scala che misura l’insicurezza alimentare, ovvero la carestia.
Secondo il rapporto di 59 pagine diffuso oggi, 22 agosto, più di 500 mila persone risultano in condizioni "catastrofiche", mentre circa il 54% della popolazione della Striscia, si trova in fase 4 (emergenza). Le proiezioni, poi, sono ancora più drammatiche: tra metà agosto e fine settembre 2025 quasi 641 mila persone potrebbero rientrare nella fase 5. Le condizioni "catastrofiche" potrebbero estendersi entro fine settembre anche a Deir al-Balah e Khan Yunis, aggravando una crisi alimentare esplosa con il blocco degli aiuti umanitari seguito alla fine del cessate il fuoco di marzo. E le cifre, spiega il report, sono probabilmente sottostimate: mancano infatti i dati completi dal nord di Gaza, difficilmente accessibile, e dalla popolazione rimasta a Rafah dopo le evacuazioni.
La carestia, secondo il segretario generale Guterres, "non è un mistero, si tratta di un disastro creato dall'uomo e di un fallimento dell'umanità". "È il collasso deliberato dei sistemi necessari alla sopravvivenza umana. Le persone stanno morendo di fame. I bambini stanno morendo. E chi ha il dovere di agire sta fallendo", ha scritto in un post su X. "In quanto potenza di occupazione", ha concluso, "Israele ha obblighi inequivocabili in base al diritto internazionale, compreso il dovere di garantire forniture di generi alimentari e medicinali alla popolazione. Non possiamo permette questa situazione vada avanti nell'impunità".
Le autorità israeliane hanno respinto le accuse, trincerandosi nella consueta strategia difensiva. Il Cogat, l’organismo del ministero della Difesa che coordina le attività umanitarie nella Striscia, ha definito il rapporto "falso" e basato su "dati distorti e parziali originati da Hamas". Senza però fornire ulteriori spiegazioni sul metodo con cui sarebbero stati manipolati i dati, né presentare valutazioni alternative indipendenti, le autorità israeliane hanno ribadito che il documento dell’Ipc "ignora gli sforzi umanitari in corso" e che Israele continuerà a facilitare l’ingresso di aiuti "in piena conformità con il diritto internazionale".
Eppure, l’accesso al cibo resta gravemente limitato. A luglio, si legge nel documento, il numero di famiglie che hanno dichiarato fame severissima è raddoppiato rispetto a maggio e più che triplicato a Gaza City. Oltre una persona su tre ha riferito di passare giorni interi senza mangiare, mentre molti adulti saltano regolarmente i pasti per nutrire i propri figli. Dall’ultima analisi Ipc di maggio, il numero di bambini a grave rischio di morte per malnutrizione è triplicato, passando da 14.100 a 43.400. Allo stesso modo è triplicato il numero stimato di donne in gravidanza e in allattamento colpite da livelli pericolosi di malnutrizione, da 17.000 a 55.000. Le conseguenze sono inevitabili: un neonato su cinque nasce prematuro o sottopeso.
L’Ipc non ha la facoltà di dichiarare formalmente lo stato di carestia, ma le sue valutazioni forniscono le evidenze scientifiche su cui si basano governi, agenzie Onu e organizzazioni umanitarie. E il messaggio del rapporto è chiaro: "Non deve esserci alcun dubbio sulla necessità di una risposta immediata e su larga scala. Ogni ulteriore ritardo, anche di pochi giorni, comporterà un’escalation inaccettabile della mortalità legata alla carestia".
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