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26 agosto, 2025Per il cancelliere tedesco, però, "Israele non deve rendere impossibile che un giorno possa accadere". E sui raid israeliani sull'ospedale di Khan Younis, non crede che "sia stato un attacco diretto contro i giornalisti". Anche se, ha aggiunto, "lascerà ombre pesanti"
Per ora, l’apertura della Germania a un futuro riconoscimento della Palestina fatta a fine luglio dal ministro degli Esteri di Berlino, Johann Wadephul, rimane solo sulla carta. Oggi — 26 agosto — è arrivato direttamente il cancelliere Friedrich Merz a raffreddare gli entusiasmi e a spiegare che mancherebbero i presupposti per avviare questo processo intrapreso da tanti altri Stati occidentali, tra cui la Francia o il Canada.
Ed è proprio a margine del bilaterale avuto oggi a Berlino con il suo omologo canadese, Mark Carney, che Merz ha spiegato la posizione del governo tedesco: “Al governo canadese la nostra posizione è nota, noi non ci uniremo a questa iniziativa — ha spiegato il leader tedesco —. Riteniamo che non ci siano affatto i presupposti per un riconoscimento dello Stato palestinese. Su questa questione le opinioni divergono e gli avvenimenti degli ultimi giorni non hanno cambiato la nostra posizione", ha concluso il cancelliere. Eppure, il 31 luglio, quell’apertura aveva scatenato la durissima reazione del governo israeliano che, per bocca di uno dei ministri più falchi della squadra di Benjamin Netanyahu, Itamar Ben-Gvir, aveva detto: “Ottant’anni dopo l’Olocausto, la Germania torna a sostenere il nazismo”.
Non oggi, forse domani. “Israele — ha detto ancora Merz in conferenza stampa — non deve rendere impossibile che un giorno possa accadere” che la Palestina possa essere riconosciuta come Stato sovrano. “Per questo il governo tedesco si oppone agli insediamenti in Palestina e ha affermato che si tratta di operazioni che avvengono in violazione del diritto internazionale”.
Poi un passaggio sugli attacchi israeliani che ieri hanno ucciso cinque giornalisti, gli ennesimi dal 7 ottobre del 2023. Il cancelliere tedesco non crede “che sia stato un attacco diretto contro i giornalisti. Ci sarà adesso un'inchiesta e vorrei attendere i risultati. Ma ci sono ovviamente delle conseguenze” che “lasceranno ombre pesanti”. Infine, ha rivendicato la decisione, presa qualche settimana fa, che “Israele non riceva armi dalla Germania”. Berlino è il secondo esportatore di materiale bellico in Israele, dopo gli Stati Uniti e prima dell’Italia.
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