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1 settembre, 2025Amministrazione fiduciaria Usa per almeno 10 anni e 5mila euro per ogni palestinese che decide di trasferirsi volontariamente. L’obiettivo del tycoon sarebbe quello di trasformare la Striscia in una “sfavillante località turistica”
Il Washington Post ha reso noto il piano postbellico per la Striscia dell’amministrazione Trump, denominato Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust (Great Trust). Il prospetto di 38 pagine ,diffuso dal quotidiano statunitense, rivela l'intenzione di imporre un'amministrazione fiduciaria gestita dagli Stati Uniti per almeno 10 anni, che successivamente si trasformerebbe in un'"istituzione multilaterale" con investimenti da Paesi arabi (e non solo).
L’obiettivo di Trump sarebbe quello di trasformare la Striscia in una “sfavillante località turistica” e in un polo manifatturiero e tecnologico ad alta tecnologia. Previsti dei "mega-progetti", tra impianti per veicoli elettrici, data center, resort sulla spiaggia e grattacieli residenziali. Il litorale occidentale di Gaza, invece, sarebbe riservato alla "Gaza Trump Riviera", con resort di lusso e isole artificiali. Al centro dell’enclave sorgerebbero dalle sei alle otto "città intelligenti basate sull'intelligenza artificiale", con condomini, attività commerciali, cliniche, ospedali, scuole, aree verdi e campi da golf. Secondo le stime, il progetto permetterà, inoltre, di creare un milione di posti di lavoro.
Uno dei punti più controversi del piano prevede il trasferimento "volontario" dell'intera popolazione di Gaza, attualmente di oltre 2 milioni di persone. A coloro che scegliessero di partire verrebbe erogato un pagamento in contanti di 5mila dollari, oltre che sussidi per quattro anni di affitto altrove e per un anno di cibo. Ai proprietari terrieri verrebbe offerto un token digitale in cambio del diritto di riqualificare la propria proprietà, utilizzabile per finanziare una nuova vita altrove o riscattabile per un appartamento nelle nuove "città intelligenti". Secondo le stime del progetto, circa il 75% degli abitanti di Gaza rimarrà a Gaza durante la ricostruzione. Del 25% stimato che sceglierà di trasferirsi, il 75% deciderà di non tornare a Gaza.
La proposta non richiederebbe finanziamenti dal governo statunitense. Come si legge nel prospetto, il piano di ricostruzione sarebbe finanziato da investimenti pubblici e privati nei mega-progetti. I calcoli stimano un ritorno quasi quadruplo su un investimento di 100 miliardi di dollari dopo 10 anni, con flussi di entrate "autogenerati" continui. In aggiunta, i costi iniziali verrebbero finanziati utilizzando come garanzia il 30% dei terreni di Gaza che, secondo i progettisti, è già di proprietà "pubblica" e che apparterrebbe immediatamente al trust.
Per quanto riguarda la gestione della sicurezza, durante il primo anno Israele manterrebbe "i diritti generali per soddisfare le proprie esigenze di sicurezza". Successivamente, quasi tutta la sicurezza interna verrebbe garantita da "Tcn" (cittadini di paesi terzi) e contractor militari privati "occidentali" non meglio specificati.
Il piano non fa alcun riferimento all’istituzione di uno stato palestinese, parlando di una non meglio definita entità governativa palestinese, che aderirà agli Accordi di Abramo (quelli firmati tra Israele e i Paesi del Golfo con la mediazione di Trump, ndr). Secondo il progetto, la ricostruzione permetterà a Gaza di tornare a prosperare, data la sua posizione strategica, crocevia e snodo commerciale di quella che diventerà una regione “filoamericana”.
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