Un reclamo presentato da uno studente di giurisprudenza e la decisione del tribunale superiore di Bogotà di sospendere provvisoriamente il decreto di nomina del ministro per le Pari opportunità Juan Carlos Florian che si è opposto, definendosi “gender fluid”. Dalle carte processuali risulta che la nomina violerebbe la legge sulle quote che, secondo Florian, sono binarie e non possono applicarsi a chi “come me, non si identifica né con il sesso maschile né con quello femminile”.

Florian è entrato in carica il 13 agosto e ha chiesto sin da subito di essere chiamato “ministra”. “La Colombia - ha detto - ha il dovere di aprire un dibattito sulla questione delle identità di genere e degli orientamenti sessuali”.

Alla presidenza della Colombia c’è il progressista ex sindaco di Bogotà Gustavo Petro, leader del partito Colombia Humana, che ha cercato, senza successo, di respingere il ricorso e di opporsi alla decisione del Tribunale.

Le aperture verso una maggiore attenzione per l’inclusione e per le pari opportunità si sono concretizzate già nel mese di agosto, quando è stata nominata viceministra per le politiche femminili Charlotte Schneider, attivista transgender per i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+. Arrivata da Cuba come rifugiata politica, Schneider ha iniziato la sua carriera politica alla segreteria della Salute di Bogotà nel 2006 e nel 2023 è stata posta al vertice del Dipartimento di Prosperità Sociale (DPS) di Bogotà dal presidente Petro.

Nel 2016 la Corte costituzionale colombiana ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, consentendo sin dal 2012 l’adozione per i single e dal 2015 per le coppie omosessuali. È, invece, del 2011 la legge contro l’omobitransfobia che protegge le manifestazioni d’affetto in pubblico.