Mondo
19 settembre, 2025Gli anchorman americani contro la “palese censura” della Casa Bianca. Trump alza il livello dello scontro e attacca Jimmy Fallon e Seth Meyers
La television c’est moi. Dopo la sospensione “a tempo indeterminato” di Jimmy Kimmel da parte di Abc, arrivata dopo che il presidente della Federal Communications Commission (Fcc) Brendan Carr ha messo in discussione le licenze delle affiliate Abc che trasmettono il suo programma, Donald Trump alza il livello della provocazione nella sua personale battaglia contro i late night show americani e i loro conduttori.
Fra la politica internazionale e gli “accordi epocali” Trump, durante la visita di stato in Gran Bretagna ha trovato anche il tempo di attaccare nuovamente il “Jimmy Kimmel Live”, sospeso dopo i commenti dell’anchorman sulla strumentalizzazione da parte del mondo Maga dell’uccisione di Charlie Kirk. Quando era entrato alla Casa Bianca Trump aveva esclamato di aver “fermato ogni censura governativa e riportato la libertà d’espressione in America” e questo sembra bastare al tycoon per allontanare ogni illazione sul tempismo della decisione di Abc: “Una grande notizia per l’America. Kimmel è stato licenziato perché aveva ascolti bassi, non è un uomo di talento” il commento caustico di Trump.
Secondo il Presidente la schiera dei “senza talento” nelle televisioni Usa sarebbe ancora nutrita e, a margine dell’incontro con il premier britannico Keir Starmer, non ha resistito a dire la sua anche sui palinsesti Nbc. “Ora restano Jimmy (Fallon) e Seth (Meyers)” ha esclamato Trump, definendo i due conduttori come “perdenti totali della Fake News Nbc” e concludendo con un eloquente “Fallo Nbc!”.
In attesa di capire se ci saranno altre purghe il mondo dei talk show fa quadrato intorno a Jimmy Kimmel e, di fronte alle dichiarazioni incendiarie del Presidente, alza i toni. Stephen Colbert, volto dell’omonimo late show che va in onda su Cbs, ha cominciato la puntata di ieri – 18 settembre – con “oggi siamo tutti Jimmy Kimmel, è una palese censura. Con un autocrate, non puoi cedere di un millimetro, se la Abc pensa che questo soddisferà il regime, è terribilmente ingenua". Autocrate e regime. Alle minacce i conduttori rispondono cambiando il registro e attaccando come mai prima la Casa Bianca. Il format di Colbert, vincitore di un Emmy verrà sospeso a maggio 2026 dopo che il conduttore aveva criticato la Paramount Global, casa madre della Cbs, per aver accettato di risolvere con un accordo economico da 16 milioni di dollari una causa intentata da Trump contro la messa in onda di un’intervista all’ex vicepresidente Kamala Harris che, per il tycoon, sarebbe stata una mossa per favorirla nelle presidenziali.
Nel discorso di David Letterman, decano degli anchorman a stelle e strisce, “autocrate” e “regime” diventano “un’amministrazione criminale autoritaria” ma, al di là del vocabolario, i toni sono gli stessi: “Non puoi licenziare qualcuno perché hai paura o stai cercando di adulare”, (per il complemento oggetto salire di qualche riga) ha tuonato Letterman a un evento a New York.
John Stewart di “Comedy Central” ieri sera, in completo scuro e cravatta rossa alla “repubblicana”, ha messo in scena la parodia del perfetto comico gradito a Trump: “Ecco il vostro conduttore patriotticamente obbediente" del "nuovissimo "Daily Show" approvato dal governo”. La satira smussa le scelte semantiche ma la chiarezza del messaggio resta. Jimmy Fallon al “The Tonight Show” ha assicurato: “Molte persone temono che saremo censurati, ma coprirò il viaggio del presidente nel Regno Unito come farei normalmente” prima che una voce fuori campo definisse Trump “incredibilmente bello”. Anche Seth Meyers, l’altro anchorman Nbc finito nel mirino del Presidente, si è associato ai colleghi dichiarando che l'amministrazione Trump sta “perseguendo una stretta sulla libertà di parola” e aggiungendo: “Voglio solo dire che ho sempre ammirato e rispettato il signor Trump. Se mi avete mai visto dire qualcosa di negativo su di lui, è solo intelligenza artificiale".
Nel frattempo Brendan Carr, ha minacciato altri interventi sui network americani dopo la vicenda Kimmel: “Non abbiamo ancora finito con i cambiamenti nell’ecosistema dei media”. Trump, al rientro dal viaggio diplomatico nel Regno Unito, ha dichiarato di “aver letto da qualche parte” che il 97% delle televisioni Usa sono contro di lui e Carr, durante il programma Abc “The View”, non si è tirato indietro: “Si tratta di uno spostamento enorme che sta avvenendo nell'ecosistema mediatico, le conseguenze continueranno a manifestarsi".
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