Mondo
24 settembre, 2025Raji Sourani sui tentennamenti della comunità internazionale, i ritardi, le connivenze e il dubbio che sia troppo tardi
Il rapporto di 72 pagine della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite su quello che sta accadendo a Gaza è chiaro: Israele sta commettendo un genocidio. Alcuni Paesi occidentali hanno superato le incertezze e hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente. L’Italia non ancora. “Non possiamo premiare i terroristi di Hamas”, in sintesi, è ciò continuano a ripetere meccanicamente gli esponenti del governo.
Raji Sourani, direttore del Palestinian Center for Human Rights e coordinatore del team legale palestinese alla Corte penale internazionale, sul Guardian ha detto che il riconoscimento della Palestina da parte del Regno Unito è arrivato troppo tardi ed è ancora condizionato. “Il governo britannico – si chiede Sourani - ha davvero smesso di tollerare la devastazione di Gaza da parte di Israele?”. “È cambiato qualcosa per la popolazione che muore di fame e viene bombardata?”. Tutt’altro è la sua risposta.
E il rischio più grande è che la distruzione di Gaza si espanda a macchia d’olio, come un virus letale, portando con sé la morte del diritto internazionale. Già, perché se il riconoscimento del genocidio da parte dell’Onu è “un intervento gradito”, secondo Sourani, non bisogna dimenticare che lo scopo della Convenzione sul genocidio può essere compreso soltanto se si legge il suo nome completo: Convenzione sulla prevenzione e sulla punizione del crimine di genocidio.
Il genocidio non è stato impedito, nonostante l’evidenza, fin dai primi momenti, degli intenti distruttivi e da “soluzione finale” di Israele. Può, però, ancora essere fermato e qui dovrebbe saltare all’occhio la fondamentale e l’originaria funzione del diritto internazionale. Proteggere le persone più vulnerabili, mettendo da parte l’inazione ed evitando la strutturazione di un nuovo mondo in cui proprio il diritto internazionale diventa un Giano bifronte “selettivo e politicizzato”. Una situazione di fatto che lo stesso diritto internazionale dovrebbe impedire. “La legge può esistere solo se viene applicata e fatta rispettare a tutti. I fatti ci sono. La legge c’è. Nessuno può affermare di non aver saputo. Come società non possiamo permettere che il diritto internazionale muoia a Gaza, consentendo l’impunità di Israele”. Non possono esserci giustificazioni e ritrattazioni. Il genocidio e la distruzione possono essere combattuti con il diritto, a patto che venga riabilitato nella sua posizione di strumento privilegiato per la risoluzione dei conflitti.
La prevenzione ha fallito i suoi obiettivi, ora non resta che impegnarsi in nome del secondo obiettivo della Convenzione, fermare e punire azioni che hanno già superato grandemente qualsiasi limite umano accettabile. Nel 2024, l’Al Mezan Center for Human Rights aveva utilizzato l’espressione ecocidio per indicare “la deliberata e sistematica distruzione dell’ambiente a Gaza da parte di Israele”, rendendo così impossibile qualsiasi forma di vita in un territorio già difficile per le condizioni naturali. Oggi l’asticella del livello di barbarie si è alzata indisturbata in un contesto universale di indifferenza alle azioni attive. Siano esse simboliche o materiali.
“Che questo rapporto non sia solo l’ennesimo pezzo di lavoro da aggiungere al tesoro – conclude Sourani – che ci sia una Palestina, e un popolo, da riconoscere. Che tutte queste parole, dichiarazioni e proclami ci aiutino a ricordare a tutti cosa è in gioco, non solo per Gaza, ma per i valori dello stato di diritto condivisi a livello mondiale, della democrazia, dei diritti umani e della dignità. Per favore. Che questo stimoli il mondo all’azione e fermi questo genocidio.”
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
L'onda lunga - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 10 ottobre, è disponibile in edicola e in app