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4 settembre, 2025In audizione alla Knesset un rappresentante dell'Idf esprime i propri dubbi sul piano deciso dal governo, mentre oltre 350 riservisti hanno annunciato di rifiutarsi di combattere. Hamas: "Pronti a un accordo". Ma Netanyahu frena: "Solito trucco"
Più che insubordinazione, è vero e proprio scetticismo. E non è la prima volta. Un rappresentante dell’esercito israeliano ammette di fronte alla Knesset tutti i dubbi sulla nuova operazione militare decisa dal governo israeliano che punta all’occupazione totale di Gaza City. Il punto principale è che, secondo il rappresentante dell’Idf, la presa della città più popolosa della Striscia — da dove solo ieri, 3 settembre, sono fuggite quasi 100mila persone — non comporterà necessariamente la sconfitta totale di Hamas.
“Perché l’occupazione di Gaza City dovrebbe indurre Hamas a cedere?”, ha chiesto il deputato del partito di opposizione Likud, Amit Halevi. “Non ho detto che avrebbe mandato via Hamas, non ne sono affatto certo — ha risposto il rappresentante dell’esercito in audizione, a porte chiuse, di fronte alle commissioni Affari esteri e Difesa del parlamento israeliano —. La città ha un significato simbolico”. Era già successo che i vertici delle forze armate esprimessero più di un dubbio sulle scelte del governo. A inizio agosto, mentre il gabinetto di guerra approvava il nuovo piano “Carri di Gedone II”, era stato direttamente il capo di Stato maggiore dell’esercito, Eyal Zamir, a contestare le scelte di Netanyahu.
Qualche giorno fa, poi, oltre 350 riservisti si sono opposti a prender parte al piano di conquistare Gaza City: “Siamo oltre 365 soldati, e il numero continua a crescere, che hanno prestato servizio durante la guerra e hanno dichiarato che non si presenteranno in servizio quando saranno richiamati — ha detto il sergente di prima classe in congedo Max Kresch in una conferenza stampa a Tel Aviv —. Ci rifiutiamo di prendere parte alla guerra illegale di Netanyahu e consideriamo un dovere patriottico rifiutare e chiedere conto ai nostri leader”.
Intanto sempre ieri Hamas ha annunciato di essere pronto a raggiungere un accordo complessivo per la fine della guerra e la liberazione di tutti gli ostaggi. “Stiamo ancora aspettando la risposta di Israele alla proposta che le è stata trasmessa dai mediatori il 18 agosto scorso, proposta che è stata accettata dal movimento e dalle fazioni palestinesi”. Per il premier israeliano Netanyahu, “si tratta di un ennesimo trucco mediatico di Hamas, che non contiene nulla di nuovo. La guerra può finire immediatamente, ma solo alle condizioni stabilite dal gabinetto di sicurezza: liberazione di tutti gli ostaggi; smantellamento dell'arsenale di Hamas, smilitarizzazione completa della Striscia, controllo di sicurezza israeliano sulla Striscia; istituzione di un'amministrazione civile alternativa, che non sia una minaccia per Israele”, ha dichiarato Netanyahu.
A Gaza non si fermano i raid: è di almeno 20 palestinesi morti il bilancio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia, come riferito da fonti mediche citate da Al Jazeera. I residenti, scrive sempre il giornale qatariota, raccontano di una "notte infernale".
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