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9 settembre, 2025Gli azzurri vincono 5 a 4, ma oltre al risultato si discute della protesta durante l’inno israeliano
Qualche fischio ben distinto tra i 3000 spettatori dello stadio di Debrecen in Ungheria. E le spalle al campo durante l’inno nazionale della squadra israeliana da parte dei tifosi italiani. Alcuni cartelli con la scritta “Stop”, mentre i giocatori israeliani e il commissario tecnico scendono in campo con la fascia di lutto al braccio, dopo l’attentato che ieri (8 settembre) ha colpito Gerusalemme. La partita, valida per la qualificazione ai Mondiali, è finita 5-4 per la nazionale italiana, ma oltre al risultato continua a far discutere l’opportunità di giocare un match con la squadra di uno Stato che, a Gaza, sta commettendo un genocidio.
Nella storia, il calcio è stato spesso al centro di contestazioni e azioni di solidarietà verso popolazioni sull’orlo del conflitto o già in guerra. Il Daily Mirror dell’8 gennaio 1915 pubblicò una fotografia che ritraeva i soldati britannici e tedeschi su un campo devastato dalle esplosioni. Alcune testimonianze dell’epoca parlarono di una partita giocata tra i soldati dei due stati in guerra, improvvisata con un pallone di fortuna trovato tra i detriti dei combattimenti. Molti considerano questo episodio una leggenda, eppure quel breve periodo è passato alla storia come la tregua di Natale del 1914 e, forse, l’incontro sportivo contribuì a raffreddare, almeno per un momento, gli animi.
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