Pannelli d’oro con sopra grossi colpi di fucile. La testa in marmo di un toro. In mostra a Londra l’artista italiano più quotato

La prima volta in cui venne eletto, Trump chiese in prestito al Guggenheim un quadro di Van Gogh per la Casa Bianca. Il Museo disse di no, ma in cambio poteva offrire al presidente America il water d’oro di Maurizio Cattelan (utilizzabile, per altro). Non era una semplice provocazione, anzi credo che quell’oggetto in qualche modo Cattelan lo avesse pensato proprio per il “first toilet” dello Studio Ovale, perché racchiude in sé tutto lo spirito di tamarra ostentazione del potere della classe che oggi – di nuovo – governa gli Stati Uniti. Non riesco ancora oggi a capire perché Trump rifiutò quell’offerta, dato che ha riempito i suoi uffici d’oro trasformandoli in una cosa che somiglia più a un appartamento dei Casamonica che al centro di comando del mondo.

 

E allora oggi non riesco a levarmi dalla testa che la mostra che Cattelan ha appena inaugurato a Londra alla galleria Gagosian, che ha però la sua sede principale a New York, sia una sorta di ambiguo manifesto di resistenza ma anche di esilio dalla città di Trump: pannelli d’oro con sopra grossi colpi di un fucile a pompa calibro 12. Sembrano uno scintillante muro che stava davanti a un plotone di esecuzione. Cattelan lo ha rubato e portato nella terra di Churchill. Chi è stato ucciso con quei colpi? E, dato che sembrano crateri, verso quale mondo si aprono? In mostra ci sono anche altre due opere inedite: la prima è la testa di un toro in marmo poggiata su un divano di design. C’è un cortocircuito tra il mito antico e questa seduta contemporanea. Sembra la reliquia del minotauro che si è dovuto sedere, ma è minacciosa come se all’improvviso dovesse rianimarsi e trasformare Londra nel labirinto di Cnosso, dove divorava ragazze e ragazzi. Sembra un suo complice anche la seconda opera, un piccolo scheletro sotto teca anche lui seduto, però su una sedia a dondolo. Suona la chitarra e ricorda la festa più sentita del Messico, il “dia de los muertos”, dove si festeggia coi defunti anziché piangerli. Però ha un passamontagna: perché – come il suo autore Maurizio Cattelan - non vuole farsi riconoscere?

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