Opinioni
5 novembre, 2010

New deal Brasile-Usa

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Il successore del presidente Lula deve rivoluzionare i rapporti con gli Stati Uniti. Il potenziale di benessere e progresso per i due paesi sarebbe davvero enorme

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Nel giugno del 2003, il neoeletto presidente del Brasile si recò a Washington per conoscere George W. Bush. Il giorno precedente a quel primo incontro, in un mio editoriale pubblicato dal "Financial Times" avevo esortato Bush a essere con il Brasile tanto audace quanto si stava dimostrando di esserlo con l'Iraq. Nel caso del Brasile però, invece che perseguire un cambiamento di regime, lo sollecitavo a fare tutto il possibile per appoggiare il governo di Lula. A Bush proponevo di fare a Lula una offerta che egli non potesse rifiutare: un amplio e generoso accordo commerciale, un solido sostegno ai programmi sociali e un chiaro segnale ai mercati finanziari (per i quali allora Lula era ancora un'incognita) che la Casa Bianca credeva in lui e lo avrebbe appoggiato incondizionatamente. Nell'editoriale spiegavo perché un tale accordo tra i due giganti del Continente avrebbe potuto trasformare profondamente non solo il Brasile, ma anche tutta la regione e che, inoltre, era nell'interesse nazionale di entrambi i paesi fare un tentativo per raggiungerlo. Riconoscevo anche, in ogni caso, che sarebbe stato molto facile deridere la mia proposta - e la mia ingenuità.
Come sappiamo, i due presidenti sorpresero il mondo con le loro cordiali relazioni iniziali. Ma tutto finì lì. La Casa Bianca non manifestò successivamente alcun interesse nel fare diventare il Brasile un vero partner strategico. E, per fortuna, Lula non ebbe bisogno di Bush e il Paese fece molti passi avanti anche senza un appoggio attivo degli Stati Uniti. Tuttavia, a distanza di sette anni, la mia idea continua a essere valida.
Una forte alleanza tra il Brasile e gli Stati Uniti potrebbe essere l'elemento innovativo geopolitico più importante dei nostri tempi. Non si tratta di spedire i soldati brasiliani a morire nelle arbitrarie guerre che combattono i nord-americani, né di un appoggio automatico del Brasile ai dettami di Washington. Quei tempi sono passati e gli Stati Uniti non contano più nemmeno sull'appoggio incondizionato o sulle truppe di alleati storici quali i britannici o i canadesi.
Anche il Brasile è cambiato: una alleanza basata soltanto sulle priorità e sulle necessità di Washington non è immaginabile. Si tratta invece di arrivare a una serie di accordi - alquanto fattibili - su temi essenziali per entrambi i Paesi e per il resto del mondo: dai rapporti commerciali al cambiamento climatico, dalle riforme del sistema finanziario e del commercio internazionale alla proliferazione nucleare o al modo con cui il mondo gestirà le inevitabili distorsioni causate dal crescente potere economico e politico della Cina, dell'India e, naturalmente, del Brasile.
È ovvio che entrambi i Paesi dovrebbero fare delle concessioni e che per la superpotenza del Nord e per il gigante del Sud non sarà facile accettare alcune delle condizioni avanzate dall'altra parte. Ma è proprio di questo che si tratta, ossia di capire che questi compromessi hanno un prezzo che vale la pena di pagare per avere in cambio una alleanza il cui impatto positivo potrebbe essere enorme.
La mia proposta, quindi, è che il prossimo presidente del Brasile faccia a Barack Obama una proposta tanto interessante che questi non possa permettersi di rifiutarla. Ciò presuppone qualcosa di molto difficile: che si smetta di credere che ciò che è bene per gli Stati Uniti sia male per il Brasile. In alcuni casi è così. In molti altri no. Difatti, i temi nei quali si riscontrano degli interessi comuni sono più numerosi e importanti di quelli nei quali ci sono oggi - e continueranno a esserci - delle differenze inconciliabili. Sono ben consapevole dell'elenco degli ostacoli e delle obiezioni alla mia proposta (che continua a essere ingenua). Tuttavia, non ritengo un esercizio inutile che il prossimo presidente del Brasile rifletta con audacia su come rivoluzionare le relazioni del Brasile con gli Stati Uniti. Il potenziale di benessere e di progresso che questa ingenuità innescherebbe se diventasse realtà è enorme. Il prossimo presidente del Brasile deve almeno permettersi il lusso di immaginarla.
traduzione di Guiomar Parada

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