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Opinioni
novembre, 2011
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Un Big Bang per evitarne un altro

Se non ci fosse stato Napolitano a spingere perché il governo si desse da fare, forse B. se ne sarebbe rimasto in Sardegna... Come dice Guido Rossi, peggio del debito c'è solo il debitore. Bisognerebbe finalmente prenderne atto

La mattina di martedì primo novembre, mentre Piazza Affari buttava al vento una ventina di miliardi, il divario tra titoli italiani e tedeschi si avvicinava al punto di rottura e insieme alla Grecia l'Europa intera ballava sul ciglio del default, un ineffabile Silvio Berlusconi si rilassava in una delle sue ville in Sardegna. Non essendo sul posto il fotografo Antonello Zappadu, non siamo in grado di documentare come il premier abbia speso il suo tempo, però possiamo dire che fino a sera le agenzie di stampa lo segnalavano lontano da Palazzo Chigi. E due giorni dopo si sarebbe aperto il G20 di Cannes...

In quelle stesse ore Renato Brunetta era in missione a Shanghai, Paolo Romani in India, Raffaele Fitto a Londra e Giulio Tremonti boh, forse con Bossi alla festa della zucca. Del resto, quando il superministro dell'Economia c'è, i suoi colleghi fanno a gara per contraddirlo; e se invece non c'è, gli scaricano addosso ogni responsabilità: e infatti ci sono voluti tre giorni perché il ministro dello Sviluppo ci rivelasse - udite udite - che il suo collega dell'Economia aveva visto la lettera d'impegni spedita alla Ue. Non l'ha scritta, però l'ha letta. Chissà se l'ha approvata. Evviva. Subito dopo sono ricominciate le manovre per farlo fuori, e magari trovare finalmente un posto per l'ingombro internazionale Lorenzo Bini Smaghi. C'è bisogno di altre conferme per dire che l'Italia è senza governo?

Finalmente, la sera del martedì nerissimo, solo l'estremo appello di un preoccupatissimo Giorgio Napolitano a varare subito le misure economiche che da mesi il governo annuncia e non fa, pena la sostituzione di questa maggioranza sbrindellata con un'altra, ha spinto Berlusconi a rientrare a Roma e a convocare un vertice d'emergenza. Eppure, come molti temevano, le Borse avevano aperto con il segno meno anche prima dell'annuncio choc di Papandreu di un referendum popolare sulle misure anticrisi. Non servono commenti.
Ormai c'è poco tempo. Per evitare il Big Bang evocato in copertina - che non è quello sognato da Matteo Renzi
, ma l'implosione dagli esiti imprevedibili di un Paese senza guida - ci sono poche cose da fare e subito. E poiché si è lasciato senza reagire che la speculazione ci aggredisse, ogni giorno che passa le misure necessarie si fanno più drastiche e pesanti. La verità è che abbiamo lasciato, senza fare nulla per impedirlo, che la crisi greca raggiungesse anche l'Italia mettendo a repentaglio la moneta e l'Europa stessa. Big Bang. Non ancora scongiurato. Anche perché per mesi il governo di B. ha fatto finta di non accorgersene.

Eppure perfino un uomo generalmente moderato e abituato a pesare le parole, come il presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, è arrivato al punto di lanciare pubblicamente un grido di dolore sulla salute delle banche, motore di ogni crescita economica, oggi impossibilitate a fornire credito sufficiente alle imprese, e che per sopravvivere domani potrebbero chiedere aiuto alla mano pubblica o subire scalate straniere. E studiosi di scuole diverse come Prodi, Amato, Quadrio Curzio e Savona scrivono che "il momento è drammatico ed esige provvedimenti immediati" e avvertono che "ogni ritardo può avere conseguenze irreversibili per l'intero Paese". Sull'orlo del Big Bang. Che solo il governo di B. finge di non vedere.

Non è più tempo di nascondersi dietro il facile paravento dei filo e degli anti berlusconiani, dei disfattisti e dei soddisfatti, dei pessimisti e degli ottimisti. Dovrebbero prevalere solo il realismo e la responsabilità utili a giudicare se questo governo sia capace di portare il Paese fuori delle secche in cui è precipitato e da cui nessuno finora lo ha tirato fuori. E se goda ancora di quella credibilità minima necessaria a farci accettare nel club europeo: come ha ricordato Guido Rossi sul "Corriere della Sera", peggio del debito c'è solo la cattiva fama del debitore. Appunto. Forse un Big Bang politico ci aiuterebbe a evitare l'altro Big Bang, quello economico e finanziario.

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