Dovevano essere l’arma finale contro l’antipolitica. La panacea di tutte le contraddizioni in seno al popolo e al partito. Lo strumento per sbaragliare la casta, alzare la voce, rottamare. E però, sempre più, le primarie si stanno rivelando un boomerang per chi le ha invocate, volute, praticate. Incubo per chi vi concorre. Farsa per chi vi assiste. Tanto che ci si chiede se, per paradosso, non abbiano ottenuto l’effetto contrario, e contribuito più che alla salvezza della politica al suo ulteriore indebolimento.
Brilla per affezione alle primarie sempre e comunque - on line, of course - il Movimento 5 Stelle. Che ormai ci ha preso gusto. Si avvicinano le regionali, prossima primavera, e cercasi candidato disperatamente. Ma a guardare numeri e nomi della competizione, emerge che la sacrosanta voglia di partecipazione comincia a mostrare anche effetti negativi, se non talvolta ridicoli. Il primo è la frammentazione. Qualche giorno fa il “Corriere della Sera” ha fatto due conti e scoperto che in Campania si sono presentati alle primarie 676 candidati, in Liguria 201, e poi 355 in Toscana, 128 in Umbria e 176 nelle Marche. Un esercito. Anche favorito da spaccature e diaspore che hanno segnato la vita recente del movimento. E vabbè, vorrà dire che invece c’è grande voglia di politica. Però…
Però a esprimere una preferenza sono stati meno di 4mila elettori in Campania, 1300 in Liguria, 2231 in Toscana, 854 in Umbria e 1371 nelle Marche. Pochi se si pensa che alle politiche del 2013 le truppe di Grillo conquistarono 350mila consensi in Campania, 300mila in Liguria, 530mila in Toscana, 140mila in Umbria e 300mila nelle Marche. Ma non basta. A scorrere la hit parade delle preferenze arriva un’altra sorpresa: qua e là (Campania, Liguria, Emilia) sono in testa militanti che pochi mesi fa non ce l’avevano fatta a candidarsi alle europee. Perso là, si riprova qua. Aspiranti professionisti della politica a cinque stelle?
In casa Pd, invece, primarie fa generalmente rima con liti, divisioni, sospetti. E anche con scarsa partecipazione. In Liguria, per esempio, l’ex sindaco di Bologna ed ex leader della Cgil Sergio Cofferati, battuto domenica 11 gennaio da Raffaella Paita nella corsa per la candidatura alla presidenza della Regione, ha gridato al broglio minacciando sfracelli. In Campania, invece, ancora non si è votato anche per vedere come andrà a finire l’inchiesta ai danni di Vincenzo De Luca, potente ex sindaco di Salerno, appena rinviato a giudizio per falso, abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva: la prima selezione la farà la magistratura? E brucia ancora il ricordo delle primarie di quattro anni fa, elezioni comunali, quelle in cui votarono frotte di cinesi...
In Veneto ha vinto Alessandra Moretti, fresca parlamentare europea. Il partito gioisce, evviva, ma la nomination è stata benedetta da 39mila preferenze in una regione dove solo sette mesi fa il Pd ha preso 900mila voti. Chissà come finirà a Venezia dove il senatore Felice Casson, ex magistrato, è in corsa per la candidatura a sindaco. È così ampia e diffusa l’ossessione primarie che qualcuno le ha invocate perfino per il Quirinale se il Pd non trovasse subito l’accordo su un nome. Quasi a dimostrare che, per lo più, si chiama al voto non per favorire la partecipazione, ma per risolvere grane. E infatti in Toscana e in Umbria, dove i governatori uscenti e ricandidati Enrico Rossi e Catiuscia Marini non hanno rivali, niente primarie.
Insomma, è ora di ripensarne utilità, meccanismi, trasparenza. Viene alla mente la denuncia di Marianna Madia: «Facendo le primarie dei parlamentari a Roma ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie associazioni a delinquere». Esagerata, si disse. Poi, un anno e mezzo dopo, dai verbali di Mafia Capitale è emerso questo stralcio di “politique politicienne”: «Come state messi?», chiedeva il boss Carminati in piene primarie per la conquista del Pd romano: «Stiamo a sostene’ tutti e due, avemo dato 140 voti a Giuntella e 80 a Cosentino», rispondeva l’equo Salvatore Buzzi, il suo braccio imprenditoriale. Già, come stiamo messi…
Twitter@bmanfellotto
Opinioni
16 gennaio, 2015Candidati improbabili, denunce di brogli, infiltrazioni criminali. Le consultazioni ?per scegliere i candidati dovevano risolvere tutti ?i problemi della politica. E invece sono diventate ?un incubo
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