Swissleaks, seconda puntata. La lista ci mette sotto gli occhi il tema dell’equità fiscale. E dimostra che l’opacità finanziaria è la madre della diseguaglianza. Mentre il governo ?continua a tenere una linea prudente verso gli evasori

Torniamo sulla lista Falciani. Per il secondo numero consecutivo dedichiamo la nostra inchiesta di copertina al libro nero dei conti in Svizzera. Ancora nomi, ancora storie di soldi trasferiti all’estero con facilità sorprendente. È il caso della cuoca di Brescia con un patrimonio da capogiro, 39 milioni di dollari. Di cui non conosceva né l’esistenza né la provenienza. Beneficiata a sua insaputa da Flavio Briatore, un genio, come si è autodefinito con sfrontato orgoglio.

Anche questa settimana, come già la precedente, pubblichiamo solo importi definiti; di persone di cui abbiamo accertato l’identità tra i 7.499 nomi di italiani con un deposito presso la filiale di Ginevra della britannica HSBC. È una fotografia scattata nel 2007 quando Hervé Falciani sottrasse alla banca per la quale lavorava quella che è diventata la lista dei centomila uomini e donne d’oro sparsi in mezzo mondo. Star dello spettacolo e teste coronate, uomini d’affari e faccendieri, politici e imprenditori riuniti in una “internazionale” sconosciuta al fisco dei rispettivi paesi d’appartenenza. Centomila clienti provenienti da 200 diverse nazioni.

Ribattezzata Swissleaks, ha avuto una notevole risonanza l’inchiesta giornalistica realizzata dall’“Espresso”, grazie alla collaborazione con il consorzio di giornalismo investigativo (Icij) cui aderiscono 60 testate di 47 paesi. Il tema della giustizia fiscale è un nervo scoperto, non solo in Italia. Come si deduce dalla capillarità con cui la ginevrina HSBC ha raccolto soldi da ogni continente: oltre 100 miliardi di dollari, a partire dalla stessa Svizzera e poi Gran Bretagna, Venezuela, Stati Uniti e Francia nella top five (Italia settima con 7 miliardi e mezzo di dollari, relativi sempre al 2007).

«L’opacità finanziaria è uno degli elementi chiave delle diseguaglianze», ha commentato l’economista Thomas Piketty, l’autore de “Il Capitale nel XXI secolo”, nuovo manifesto dell’egualitarismo occidentale. «Permette a una larga parte di quelli che guadagnano di più di pagare tasse insignificanti, mentre il resto di noi deve versare tributi pesanti per sostenere servizi pubblici indispensabili per lo sviluppo». Insomma è una grande questione di democrazia che non solo l’Italia, ma l’intera Europa non sa risolvere.

Per Derrick De Kerckhove, tra i maggiori studiosi al mondo della società dei mass media, il caso Swissleaks pone una originale questione di etica pubblica: come si concilia, nell’era della Rete e della condivisione dei dati, la trasparenza delle informazioni con l’ambiguità di comportamenti privati?

Dovrebbero domandarselo anche quei correntisti italiani della HSBC che, in seguito alle notizie pubblicate dal nostro giornale, hanno reagito con malcelato nervosismo. Avendo scudato la propria posizione fiscale grazie ai condoni emanati dal ministro Tremonti, ritenevano quindi di aver comprato anche la garanzia dell’anonimato. Per sempre. Di fronte all’evidenza, c’è chi ha reagito con l’arroganza dell’impunito.

Nel mondo politico italiano il dibattito sulla lista Falciani è stato contrassegnato da una reticenza diffusa. A parte la scontata solidarietà nei confronti di Pippo Civati, procuratore di un conto di famiglia di modestissima entità (6.500 dollari), va segnalato il deputato di Sel Giovanni Paglia: è infatti intervenuto per chiedere una norma ad hoc che renda la lista utilizzabile dalla magistratura tributaria e ordinaria. Su questa stessa linea si sta orientando la Cassazione. Bene, attendiamo fiduciosi.

Ultima, non per importanza, la linea esposta da Pier Carlo Padoan. il titolare dell’Economia archivia la lista Falciani tra le cose del passato. È così che si usa tra i ministri di Renzi. La prudenza nella lotta all’evasione è la cifra di questo governo. Molto attento alla sua base elettorale. Anche gli evasori votano.

Twitter @VicinanzaL

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