Quella notte Jean Pierre sognò l’autore da lui inventato e che aveva a sua volta inventato lui. La notte e il sole. La stessa cosa. La sola differenza sarebbe che vengono una dopo l’altro. O viceversa. No. I gatti il giorno dormono perché si sentono al sicuro, la notte sono svegli e girano per le strade nascondendosi dietro ogni angolo. Regent Street è molto lunga e sbocca a Piccadilly. I love Piccadilly, I love Leicester Square.
Eravamo una banda d’una ventina di ragazzi. Diciotto o vent’anni. Forse venticinque. Ognuno si inventava la vita ma non sapeva quale vita. L’invenzione è la vita. Questo significa che la vita non esiste perché è inventata. Da chi sia inventata io non lo so. La sola cosa che ricordo è Leicester Square. Io c’ero e marciavo con gli amici cantando quella canzone.
A mezzogiorno dovevo essere a Trafalgar e alla National Gallery. I quadri italiani e francesi. Forse il Louvre è più bello, ma la National Gallery!... E poi c’è la statua di Nelson. Si chiama Trafalgar perché Nelson vinse e morì vincendo.
Ecco il vero ideale: vincere e morire. La sola stranezza è che invece di Trafalgar bisognava intitolarla Waterloo, che ormai è un campo d’erbacce con qualche papavero e un folto bosco di ginestre dove la cavalleria francese andò a morire sulle baionette dei quadrati inglesi comandati dal duca di Wellington.
Questa è storia e non si discute. Ma la Borsa? Sta nella City ed è il vero centro del mondo, il mondo di Jean Pierre. Lui voleva essere ricco e comandare. Le due cose stanno insieme e come tutte le cose importanti una viene prima e l’altra dopo: sei ricco e comandi oppure comandi e diventi ricco.
Questo sognò Jean Pierre quella notte. Fuori infuriava un temporale.
***
Nel frattempo il Creatore s’era messo all’opera: con un solo atto di volontà creò l’uomo, la sua compagna, il diavolo, uno splendido giardino, il sole e la luna, la morte. Poi si riposò, ma mentre si riposava la sua volontà creò il tempo.
Il Creatore e la sua volontà erano la stessa cosa distinta in due. Tutte le cose sono distinte in due dalla contraddizione. Il Creatore coincide con la sua volontà ma quando si riposa cessa di esistere perché non crea e quello è un vuoto che il Creato non può sopportare.
Quella è la contraddizione e la sua volontà autonoma lavora al suo posto.
Quando Lui si svegliò dal suo riposo e sentì il tempo che scorreva dentro di sé decise di abolirlo. Lui era eterno e tutto doveva essere eterno. Per sanare la contraddizione fu deciso che tutto era eterno ma tutto cambiava sempre, di attimo in attimo, un modo per reintrodurre il tempo su scala minore. Fu creato il presente, il passato e il futuro. In quel momento anche il diavolo ebbe il suo spazio: poiché l’eternità era un continuo movimento nacquero il bene e il male e il diavolo si impadronì del male
A quel punto Jean Pierre si svegliò e tutto quello che aveva sognato gli apparve come un gigantesco pasticcio di contraddizioni tra le cui pieghe fece la sua comparsa l’Io.
Dunque l’Io lo inventò Jean Pierre.
***
Quella mattina aveva appuntamento con alcuni dei suoi compagni di Leicester. Alla City. Uno di loro era stato raccomandato da suo padre al capo dell’ufficio studi della Bank of England e ci andarono.
All’ingresso furono colpiti dall’abbigliamento del portiere e dei commessi che circolavano nei corridoi e nelle stanze a loro destinate: avevano la parrucca settecentesca in testa e l’abbigliamento di colore rosso-nero di quel secolo in cui la banca era stata fondata.
Niente di simile, ovviamente, il capo dell’ufficio studi e tutti gli altri funzionari che però erano tutti vestiti in grigio scuro e quando uscivano avevano la bombetta grigia come copricapo. Insomma la Bank of England era pur sempre la Bank of England.
Chiese la ragione che li aveva spinti a quel colloquio e aggiunse che era «à leur disposition». Parlò per tutti il giovane che gli era stato raccomandato. Disse che avrebbero desiderato lavorare nel mondo degli affari ed anche alla Borsa o in una delle banche della City, la JP Morgan o la Rothschild o una di quelle analoghe. Lui li guardò uno per uno con attenzione, una sorta di esame fisiognomico e poi disse che prima di passare al concreto gli dava una decina di giorni di tempo per studiare la natura del capitalismo in genere e di quello inglese in particolare. Gli avrebbero portato un’analisi scritta ed insieme l’avrebbero esaminata e dibattuta.
«Io non credo che vogliate fare gli impiegati che trascrivono ordini di servizio o raccolgono dati sull’economia. Mi sembra che vogliate dedicarvi principalmente al business, in banca o in Borsa o in qualche azienda finanziaria. Perciò dovete avere una visione d’insieme come premessa. È così che pensate?».
Tutti risposero di sì, erano molto contenti del modo in cui erano stati ricevuti. Salutarono il loro “protettore” e uscirono allegri, anzi felici. La giornata passò come una festa. Il lavoro lo avrebbero cominciato insieme il giorno dopo alla Biblioteca nazionale che si trovava dall’altra parte della città.
Quella sera non mancarono le ragazze nei tabarin dove andarono a cenare e a bere. A mezzanotte tutti a letto nell’alberghetto dove avevano preso dimora. Jean Pierre sperò di non esser turbato dai sogni e prese un sonnifero sperando di evitarli.
P.S. Quanto avete letto è una piccola parte di un libro che sto scrivendo. Al titolo non ho ancora pensato. È un tentativo di scrivere un romanzo alquanto particolare: un personaggio che ha inventato il proprio autore che a sua volta ha inventato lui. Due invenzioni dalle quali emerge una persona inesistente che può essere sedotto dalla lussuria, poi dal mondo degli affari, poi dal militarismo, poi dalla religiosità e via dicendo. Ma quando un ciclo è finito il personaggio dimentica totalmente ciò che ha vissuto prima. Salvo un finale in cui ricorda tutto e così attende quando arriverà «sora morte corporale».
Spero che sia un buon libro. Grazie.