Ma quanto è bravo Mika. Ma quanto è simpatico Mika. Ma quanto è dolce Mika. Ma quanto è internazionale Mika. E potremmo andare avanti così per tutta la lunghezza della rubrica. È un tripudio infinito di empatia e complimenti, quello che ha accolto su Rai2 Stasera Casa Mika. Un programma già in partenza attrezzato con un’idea semplice e performante, che poi sarebbe quella di proporre uno studio televisivo come fosse l’abitazione del cantante libanese, e di farci transitare per ore e ore una processione di ospiti illustri.
In apparenza, la svolta esatta per il servizio pubblico. Uno show che finalmente non ha, come nota distintiva, il tanfo persistente del provincialismo mirato a sedurre, scena dopo scena, il pubblico meno sofisticato. Qui no, caspita. Qui si parlano le lingue, accidenti. E i riferimenti estetici e sostanziali sanno spaziare con gusto dal magnetismo anglofono di mister Sting a Rosamunda interpretata con il Foggia-man Renzo Arbore. Di più: in questo anfratto di seconda rete dove la direttrice Ilaria Dallatana prova ad affermare il marchio di una tv brillante e contemporanea, si affianca al brivido della raffinatezza il cuore nobile del popolare, che non significa affatto scendere di livello ma allargare lo spettro espressivo affinché nessuno si senta escluso.
Dunque bene, ribadisco. Benissimo. Giusto in apparenza, però. Perché se questo è il quadro d’insieme, i dettagli invece sono meno entusiasmanti. E anche chi ha forgiato l’impianto complessivo del proprio sapere in qualche corso per corrispondenza sa che sono appunto i dettagli, e il loro tasso variabile di qualità, a fare la differenza. Ad esempio, un dettaglio includibile nella categoria macro è che Stasera Casa Mika non è in diretta, e tutto ciò che viene offerto a casa soffre di un montaggio asfittico. Male, soprattutto se l’obiettivo è quello di identificare in questa produzione un format di varietà adeguato al 2016. Per non dilungarsi, poi, sui limiti della struttura portante, viziata dalla scelta di procedere sempre e soltanto per accumulo, senza coesione concettuale e senza la capacità di collegare tra loro gli interventi dei luccicanti ospiti.
Il che porta a una conclusione elementare e deludente assieme: questo non è un programma nuovo, e tantomeno il punto di partenza per assemblare in futuro idee fantasmagoriche. Al contrario, tra qualche piacevolissimo acuto (come l’incontro, nella prima puntata tra il conduttore e i ragazzi di un’orchestra campana) e alcune note stonate (come il dialogo, nell’appuntamento numero due, tra Mika e Monica Bellucci, che dovrebbe forse usare più prudenza nelle sue uscite catodiche) va in onda una trasmissione che raggiunge (con classe) la sufficienza. Giudizio a cui andrebbe tolto un ulteriore mezzo punto per avere copiato, senza dichiararlo, dall’ex profeta dei varietà Rosario Fiorello l’idea di infilarsi ogni puntata in un grande letto. Era, sempre con produzione Ballandi, il 2001. A quanto pare, siamo ancora fermi lì.