Il video di Rima, ragazza palestinese, che balla ?in strada è diventato virale sui social network. ?Un minuto e mezzo di pura grazia, quasi un miracolo

Quella danza meravigliosa contro i pregiudizi

Che meraviglia quando accade. Accade che nello schifo che ci circonda, fatto spesso di violenze e improperi, di idiozie condivise e distribuite, riusciamo a prenderci un minuto e mezzo da dedicare alla cura della nostra anima.

Sabato scorso 18 giugno ho fatto un post su Facebook che non avrei mai immaginato di poter fare. Volevo scrivere sul ballottaggio, mi è ronzata per tutto il giorno nella mente quella frase apocalittica (e oggi più vera che mai) di Rino Formica: «La politica è sangue e merda».

Continuavo a ripetermi che era così, che nel nostro paese tra sgambetti, dossier, mezze parole, culti della personalità, alleanze improbabili, chi ancora ci crede è un ingenuo. Poi mi sono ricordato delle ultime parole dette a “Gazebo”, parlando dei comuni commissariati che non vanno al voto: «Attenzione, di quel vostro voto hanno paura tutti», allora ho pensato che se avessi scritto che la politica è sangue e merda, qualcuno avrebbe potuto prenderlo per un invito a disertare le urne.

Astenersi è tra i diritti più sacri in una democrazia, da ragazzino mi affascinava la scritta “non votare” che gli anarchici spammavano sulle mura di periferia. Eppure è proprio quel voto che deve tornare a non esser venduto per poco, a non esser scambiato per qualche favore. Ti sembra di guadagnarci un buono benzina, una sistemazione precaria, e invece vendendolo hai perso tutto quanto la democrazia può dare e pretendere da te.
Alla fine ho deciso di lasciar stare Formica e di condividere sui social un momento di pace e bellezza: c’è un violinista che in un angolo sta suonando “Comptine d’un Autre Été: l’Après Midi” di Yann Tiersen. Una ragazza araba, turista a Trieste, ascolta. Il padre la invita a ballare: «Yalla yalla Rima». Lei prima ha un moto di timidezza, poi non resiste e, come travolta dalla musica, improvvisa dei passi di danza. Bellissimi. Miracoli che ancora accadono nel mondo in cui viviamo.

Questo post, a ora, ha avuto 13 milioni di visualizzazioni, oltre 100mila condivisioni, quasi 200mila like e un numero incredibile di persone che hanno sentito il bisogno di commentare (quasi 7mila).

Questi numeri ci dicono molte cose. La prima valutazione la farei sul numero di commenti e sul loro tenore. In genere commenta chi ha critiche da muovere. È difficile che quando si legge un post che condividiamo ci si fermi a scrivere «sono d’accordo». Più spesso interagiamo quando abbiamo critiche da muovere, puntualizzazioni da fare. E invece questo post lo hanno commentato migliaia di persone le cui uniche parole sono state di riconoscenza verso la ballerina palestinese Rima Baransi, verso il padre che l’ha esortata a ballare e verso gli artisti di strada che negli angoli più nascosti del mondo donano emozioni in cambio di qualche euro.

Una ragazza ha scritto: «Sono l’unica che continua a farlo ripartire e guardarlo, riguardarlo, e ancora e ancora?». Non sei l’unica, anche io prima di postarlo l’ho riguardato decine di volte, soffermandomi soprattutto sul momento iniziale, quello in cui la ragazza da semplice passante si trasforma. Una ragazza sottile che si espande fino a riempire la strada, tutta, senza lasciare libero un centimetro d’asfalto.

E poi c’è un commento che risponde a chi non è riuscito a farsi trasportare dalla musica e dal movimento, ma che soprattutto dubitando ormai di ogni cosa ha parcellizzato il video, lo ha virtualmente smembrato, ne ha scandagliato attimo per attimo per osservare le gambe «troppo esposte» della danzatrice, il suo aspetto «poco arabo», la difficoltà nel comprendere che non tutte le arabe indossano il velo e non tutti gli uomini arabi sono come i seguaci di Daesh. Un mondo appiattito dall’informazione prêt-à-porter, quella informazione che deve essere semplice per essere efficace. Questo video commuove perché offre grazia e la grazia oggi è cosa rarissima. Stravolge tutto con la sua spontaneità. Un padre che conosce l’abilità di sua figlia, la sua passione e la esorta a ballare, l’umanità di un mondo che noi riteniamo distante ma che ci somiglia ed è vicinissimo. Il commento di questa ragazza lo sintetizzo in una frase: «Io non vedo una ragazza araba, una ragazza troppo scoperta, non penso a suo padre... io vedo solo una meravigliosa danzatrice».

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