È la proposta della destra Usa per evitare le stragi con armi da fuoco. Basterebbe includerli nella lista dei “popoli canaglia”

Negli Stati Uniti, negli ultimi cinquant’anni, gli omicidi e le stragi con armi da fuoco hanno fatto molti più morti della guerra del Vietnam e dell’Undici settembre messi insieme. Hanno ammazzato più americani gli americani di qualunque altro popolo della Terra. Gli americani, senza nemmeno la scomodità e i costi di un’invasione e di uno sbarco, possono colpire al cuore l’America come e quando vogliono. L’elaborazione di questo dato non può non avere conseguenze politiche, economiche e di strategia militare.

La destra La iperdestra isolazionista che sostiene Trump, nei talk-show e sui suoi giornali suggerisce, dati alla mano, di inserire anche gli americani nella lista dei “popoli canaglia” che attentano alla sicurezza e agli interessi nazionali. Si tratterebbe di varare un “self-band” che impedisca l’accesso degli americani in America. «Ma le difficoltà logistiche - osserva Jeff Caboo, uno dei consulenti più ascoltati dalla Casa Bianca in materia di Difesa - sono evidenti, perché bisognerebbe raggiungere ogni americano con un decreto di espulsione, poi impedire il suo rientro. Siamo abbastanza organizzati per farlo?».

La sinistra Contrari per principio alle strette autoritarie e alle limitazioni delle libertà civili, i liberal suggeriscono piuttosto di mettere al sicuro l’intera popolazione americana dagli attacchi americani organizzando un gigantesco esodo verso Canada e Messico. Ma anche questa soluzione, ammettono i promotori, sarebbe costosissima e soprattutto priva di garanzie sugli esiti, perché tra gli americani in fuga ci sarebbero moltissimi americani, e dunque la loro incolumità sarebbe ad alto rischio anche lontano dall’America. Per giunta, organizzare i soccorsi dopo una strage a Ottawa, o a Guadalayara, sarebbe più costoso e complicato che in una normale cittadina del Middle West, dove ospedali e obitori sono a portata di mano, e già attrezzati per l’emergenza.

La Rifle Association La potente lobby delle armi da fuoco ha emesso un duro comunicato contro le vittime di Las Vegas. «Se fossero stati armati e avessero reagito al fuoco, per esempio puntando un bazooka o lanciando una granata contro la stanza d’albergo di quel bastardo, ora non saremmo qui a contare i morti. Dove è finito lo spirito americano, quello che ha fatto grande questo paese? Oggi quasi nessuno esce di casa con un bazooka a tracolla e una granata in tasca. Il paese è in mano ai finocchi e ai comunisti». In collaborazione con altre associazioni (quella delle armi da taglio, quella dei Maestri Avvelenatori e quella degli Automobilisti con problemi di vista e di udito, la potentissima Magoo Corporation), la Rifle Association ha proposto di dare finalmente regole certe ai massacri, evitando i terreni di gioco improvvisati, come strade, bar, supermercati, e schierando i killer e le loro vittime su campi bene attrezzati, con gli spalti dotati di ogni comfort, ambulanze, ospedali da campo, sala-stampa. La vendita dei biglietti, e soprattutto dei diritti televisivi, consentirebbe di versare un congruo risarcimento ai parenti delle vittime.

Gli psichiatri La comunità degli psichiatri e degli psicoanalisti d’America è sotto choc. Non c’è professionista del settore che non abbia ben chiara la diagnosi (i maniaci delle armi da fuoco soffrono della tipica Sindrome del Maniaco delle Armi da Fuoco), ma non sono in grado di intervenire perché le carte di credito dei pazienti sono crivellate dalle pallottole e dunque inservibili. Qualche spiraglio per le cure si era aperta con la riforma sanitaria di Obama, che concedeva il ricovero gratuito a chi si presentava in un luogo pubblico in tuta mimetica e kalashnikov, o con il turbante mulinando la scimitarra. Ma l’amministrazione Trump ha abolito queste misure demagogiche.

Trump Ha trascorso un intero pomeriggio digitando il suo tweet di cordoglio, perché non ricordava con quante zeta si scrive Las Vegas. Il giorno dopo, raggiungendo il suo campo da golf di Pootanooga (Oklahuta), alla buca numero dodici, ricevendo i giornalisti, ha detto che non possono esserci dubbi sulla colpevolezza del killer, e nemmeno sull’innocenza delle vittime. Questo perché si sappia che non possono essere tollerati, in materia di sicurezza nazionale, punti di vista ambigui o ipocriti.