Quando la dignità fugge dall’Italia

Commenti feroci contro un film sulla maternità surrogata. Nel paese dove l’assenza di legge costringe a emigrare

“Nove lune e mezza” è una commedia di Michela Andreozzi, un film che affronta in maniera spiritosa il dramma della sterilità di coppia (Tina e Gianni non riescono ad avere figli) e della maternità surrogata (sarà Livia, sorella di Tina, a portare avanti per lei e Gianni la gravidanza). È un film pieno di curiosità e affronta un tema che mi è piaciuto vedere trattato con delicata ironia. Ho scritto spesso di stepchild adoption, ovvero della possibilità di adottare il figlio naturale del proprio compagno o compagna in una coppia gay, e sono rimasto molto deluso quando dalla legge sulle unioni civili è stata stralciata proprio la parte che avrebbe consentito a famiglie già esistenti di poter essere considerate tali anche legalmente. Inutile dire che a sanare questo vulnus ci sta pensando, in molti casi, la magistratura con sentenze che rispettano la sensibilità dei bambini più di quanto farebbero molti ferventi cattolici. E mi sono spesso occupato anche di maternità surrogata - preferisco chiamare così la pratica che qualcun altro definisce utero in affitto - che in Italia non è regolamentata da nessuna norma. La morale cattolica, secondo alcuni, reciterebbe così: meglio illegale che normata da una legge. Insomma, che ci si arrangi. Non si riesce a procreare? Si vada all’estero, non è compito dell’Italia rendere la vita meno complicata a chi ha avuto la fortuna o la sventura di nascere qui. Si ha una malattia neurodegenerativa? Si è paralizzati a causa di un incidente? Pazienza, con gli italiani Dio è meno clemente che con altri. Quando morì Eluana Englaro scrissi che dall’Italia si va via per procreare con dignità, quando ci sono problemi di sterilità, per trovare un lavoro dignitoso e per morire con dignità quando la vita, in condizioni estreme, non è più accettabile.

È come se anche la dignità avesse deciso di emigrare dall’Italia ed è in questo clima che esce “Nove lune e mezza” ed ecco che i pasdaran, fanatici e intransigenti difensori della famiglia tradizionale si lanciano in commenti oscurantisti sui profili social della regista, degli attori e della produzione; commenti che mi hanno ricordato l’epoca vittoriana. Sembrerebbero mondi lontani e invece sono limitrofi. Epoca vittoriana, un momento cruciale nella storia non solo dell’Inghilterra, ma dell’intero pianeta. Un’epoca di progressi scientifici ma, incredibilmente, anche di reazioni retrograde al progresso. E mentre si progettava il sistema fognario di Londra, l’ossessione per la pulizia della borghesia operosa e ricca aveva raggiunto livelli di maniacalità tali da diventare causa di morte per i prodotti spesso nocivi che venivano utilizzati. Il pulito era diventato sinonimo di purezza anche e soprattutto d’animo: si è nelle grazie di Dio solo se si è puliti fuori.

Vedere “Nove lune e mezza” e pensare alla concezione vittoriana di purezza mi ha dato più diottrie per comprendere i fondamentalisti cattolici del nostro tempo. Tutto regolare fuori, ergo puliti dentro e degni quindi dell’amore di Dio. Esiste la possibilità di accedere a pratiche di fecondazione per coppie colpite da sterilità e c’è ancora chi ciancia di differenze tra genitori biologici e genitori sociali. Ho letto frasi assurde contro il film, provo a riportarne qualcuna: «Un utero non è un congelatore», «Una ottusa celebrazione del politicamente corretto», «Semplicemente è un film demoniaco». Ma ecco le più oscene: «Le femministe non pensano. Sono delle fissate con la storiella della donna uguale all’uomo» e per finire «Il cattolico cosiddetto estremista è l’unico rimasto a tutelare la ragione e il semplice buon senso anche per i laici e gli atei». Ecco quindi chiarito l’equivoco: i cattolici cosiddetti estremisti credono di dover “tutelare la ragione e il semplice buon senso” di chi cattolico estremista non è. Ma sarà forse lecito domandare: perché vi fate carico di questa ennesima mortifera crociata? In un Paese che ha la natalità ai minimi storici, in un Paese che ha tassi di emigrazione ai massimi storici, in un Paese in cui si vota per protesta più che per visione, ma davvero credete che la vostra ossessione possa avere esiti costruttivi? Cari cattolici estremisti che vi fate carico di tutelare la ragione e il semplice buon senso anche per i laici e gli atei, state sbagliando: siete spaventati da vite diverse dalle vostre, siete antistorici e, soprattutto, siete disumani. Bello che a darvi fastidio in questo caso sia stato un film allegro, che celebra la vita, quella che voi accettate solo se “pura”.

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