La tv generalista continua a corteggiare ?lo showman siciliano. E intanto insiste ?ad adagiarsi su idee e personaggi usurati

Il Paese è stanco. Sfiduciato. Avvilito da mille guai e surriscaldato per giunta dall’intensa corvée estiva.
Difficile, in un simile dedalo, fare gli ottimisti. Ostico credere a resurrezioni in tempi stretti o a cambiamenti di rotta definitivi. La politica abbozza ricette di dubbia efficacia e la televisione dei grandi numeri, da sempre in sintonia con lo stato psico-sociale della nazione, stenta a risorgere da decenni autolesionisti.
Dunque la frase fatta e strafatta che circola tra i fabbricatori di palinsesti è che servirebbe un colpo di scena in vista del 2018; una scossa elettrica forte e chiara per l’elettroencefalogramma altrimenti piatto della programmazione.

Facile, a dirsi. Più complesso dare concretezza al discorso. Certo non sarà il ritorno di Paola Perego in viale Mazzini, a garantire il brivido magico (cioè: a dire il vero un brivido lo dà, l’evento, ma soltanto per i paradossi che hanno marchiato a fuoco questa brutta vicenda).

E tantomeno basteranno a Cologno Monzese gli sforzi quotidiani di Gerry Scotti, stacanovista carico in carriera di 570 prime serate, 6 mila appuntamenti nel daytime e di un surplus di frustrazione che gli ha fatto dichiarare qualche giorno fa: «Mediaset coccola le amanti, io sono la moglie che resta».

No. L’apatia televisiva non è questione risolvibile da mediani più o meno di spinta.
Ci vorrebbe quel lampo, quel guizzo folle di talento ed estro che in Italia possiede un unico artista catodico.

Si chiama Rosario Fiorello, è nato a Catania nel 1960 e da due stagioni è titolare su Sky Uno Hd e Tv8 dell’omonima Edicola. Format che senza dubbio gli sta garantendo abbondanti soddisfazioni, sia sul fronte personale che su quello professionale, ma non sufficienti a saziare i milioni di connazionali pronti ad applaudirlo ovunque.
Lo si è visto, di recente, quando ha partecipato all’ultima puntata su Rai3 di Che tempo che fa.
All’improvviso il pubblico si è infiammato per il sapore di imprevedibile che gli deliziava il palato. E lo stesso accade in ogni luogo e show dove si materializzi il joker siciliano. Realtà che prima o poi potrebbe spingerlo a non accontentarsi delle mattine al bar tra risate e giornali e portarlo invece a sperimentare formule inedite.

In attesa di verificare se ciò accadrà, sul pianeta Sky, non resta che immalinconirsi per la miopia della tv generalista: da un lato pronta a strapagare per logiche commerciali chi conduce sfide a base di lasagne e risotti, o magari quiz farciti di banalità abbaglianti, e dall’altro invece incapace di evolversi e coinvolgere nuovi fuoriclasse (si pensi tra gli altri a Saverio Raimondo, confinato con la sua satira ad alzo zero sul canale Comedy Central). D’altronde è più facile evocare in ogni intervista il fantasma di Fiorello, ventilare sottotraccia ipotesi di sue conduzioni sanremesi e fargli feste su feste quando passa come ospite da casa Rai, piuttosto che elaborare progetti convincenti dai quali ripartire.

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