Rotola Rimini, ascende Assisi

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Assisi batte Rimini, ormai è lapalissiano. La teologia della liberazione scolorisce Comunione e liberazione. Siamo tutti francescani, perlomeno sulla carta ma che importa, conta l’intenzione, intanto Francesco è primo nella graduatoria Istat dei nomi più diffusi tra i piccini del paese.

Il pontefice gesuita “ora” con il suo nome e “labora” con la sua linea, ma anche fra i politici, Francesco qua, Francesco là, tutti lo vogliono, tutti lo citano, è il patrono di grandissima qualità.

La forza del suo marchio, si sa, è soprannaturale ma ora per dirla papale papale sta succedendo qualcosa di più. A metà settembre Assisi, topos del culto, si popola di creature della cultura e dei poteri forti. Francescanesimo e poteri forti, il diavolo e l’acquasanta, il sacro e il profano? Sarà che sotto elezioni più che l’ansia di spogliarsi degli averi c’è l’ansia dello spoil system.

Per il momento c’è l’estasi di partecipare a il “Cortile di Francesco” (tema “Cammino” per migranti, sicurezza, l’Europa, magari anche per riconferme, sostegni, appoggi) ciclo d’incontri in supersonica ascensione - è la terza edizione - organizzata dal cardinal Gianfranco Ravasi, altissimo prelato pozzo di scienza e anche per questo a capo del Pontificio Consiglio della Cultura che dialogherà con il comunista non più immaginario Marco Minniti. Con le dovute proporzioni di ruoli e prodezze non sembra la super evoluzione della specie di don Camillo e l’onorevole Peppone?

Il parterre è di gran rango e anche di più, ma fa impressione che dopo anni di luce ora cali il cono d’ombra sul convegno di Comunione e liberazione (indebolito anche dalla freddezza del pontefice) rispetto alla potenza del francescanesimo gesuita. «Pace e bene» è il tradizionale saluto dei frati anche se ora capita che segua subito un interesse temporale, per esempio «Che si dice di Ignazio Visco?». Senza dubbio l’attuale diseguaglianza tra i due appuntamenti avrebbe addolorato il santo. E certo da par suo avrebbe accolto amorevolmente anche il fratello meeting.

Ora il luogo è Assisi, l’Umbria la nuova gloria. Era prevedibile l’ascesa della regione catto-comunista, terra di santi, capitani di ventura e tartufi, cibo molto vezzeggiato dai palati sopraffini dei poteri forti. Nel 2013, appena diventato papa, Bergoglio ha fatto tana a Assisi. Un anno dopo ha nominato cardinale l’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti e a maggio l’ha installato nella poltrona di presidente della Cei (al “Cortile “ si confronterà con Romano Prodi baciapile sincero e di casa nella città del santo).

Una goduria per l’Umbria intera, Perugia non aveva un cardinale dal 1853, la conquista della Cei poi non osava nemmeno entrare nei sogni più arditi, al massimo c’era gratificazione per la presenza della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia, in grande spolvero più che mai con testimonial come Gerardo Greco, Giovanni Floris, Monica Maggioni. E anche orgoglio per la storica Marcia della Pace il cui percorso quest’anno è stato anche solcato dal poverello di Porto Cervo Beppe Grillo.

Mala tempora currunt e anche violenti. Ma non si può negare che il premier Paolo Gentiloni, pur noto per la laicità, sia francescano nel tono, nello stile di pacificazione. I giornali umbri riconoscono da sempre a Sergio Mattarella, anche prima di domiciliarsi al Quirinale, un «cuore francescano». Sembrerebbe che perfino Renzi venga ora colpito ogni tanto da una sindrome più francescana che renziana. E il ministro Graziano Delrio non sarebbe perfetto per una fiction sulla Porziuncola?

Fatto sta, la ruota o la Provvidenza gira. E per gli incontri di Assisi non si aprono mica le sale di una fiera come a Rimini. La rassegna si chiama con modestia “Cortile” ma si snoda tra cappelle, sacri conventi, saloni papali. Per l’occasione si spalanca persino il portone della Basilica di San Francesco con gli affreschi di Giotto e Cimabue.

Quasi un portone celeste da non confondersi con quello dell’abitazione del ciellino Roberto Formigoni un tempo star del meeting di Rimini, che, prima di noiosi guai giudiziari, era soprannominato “il Celeste”.

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