I governanti usano il superlativo per definire se stessi e il loro operato. La realtà però va nella direzione opposta

È finita l’epoca, considerata grigia e barbosa, della linea di pensiero - pur nella versione più ipocrita - “fatti non parole”. Il governo giallo-verde del cambiamento l’ha cambiata, questo è riuscito a farlo. Ora viviamo nel lieto tempo in cui è in vigore il mantra “parole, macché fatti”.

Secondo i potenti gialli (le camicie verdi sono più furbastre e dunque più accorte) da quando è governata da loro, l’Italia è diventata un Paese delle meraviglie. Non è Politica, è una bacchetta magica. Salagadula megicabula bibbidi-boddibi-du, meglio della fatina madrina.

La politica dell’illusione e delle parole sazia. Appaga. E soprattutto convince. Più è superlativa, più il concetto appare irreale e quindi prodigioso più nutre il consenso, scansa la verità e innalza la popolarità. Finché dura. Almeno fino alle elezioni europee, è la speranza della maggioranza.

Quando Luigi Di Maio per festeggiare il reddito di cittadinanza e l’accordo sul Def - che non c’era si è visto poi - s’affaccia al balcone di Palazzo Chigi e ulula «Abbiamo abolito la povertà per la prima volta nella storia» è ovvio che purtroppo sono solo parole. Ma l’elettorato beve, nei vari sensi, ed esulta. Così come non conta che il Decreto fiscale non sia ancora arrivato alla presidenza della Repubblica come sottolinea il Colle con un tweet, conta che il vice premier accusi una «manina» presidenziale di averlo modificato. Evocazioni che lasciano il segno, cosa c’è di più magico di una «manina»?

Il vocabolario è scarno, l’aggettivo per definirsi è uno solo. Bello o bella meglio se nel superlativo assoluto. Il commento sulla manovra di Giuseppe Conte a Bruxelles per il Consiglio europeo? «Più passa il tempo e più mi convinco che la manovra sia molto bella». «Who is beautiful?», ha chiesto il club dei premier dell’Unione pensando che il presidente italiano si riferisse a qualche bella dama, essendo abituato a termini più consoni per documenti economici. La manovra però non era così bella visto che il summit per la redazione finale del Def con Di Maio, il ministro Giovanni Tria e il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco ha avuto la cordialità di un incontro di sumo. Pazienza, l’importante è fissare nell’immaginario la facile rappresentazione della bellezza. Non grande, questa volta.

Intervistato sul suo ruolo e sulla problematica di governare con due forze contrastanti, Conte mostra una perspicacia mirabolante. «Ho capito una cosa che avevo intuito anche da privato cittadino, l’Italia è un paese bellissimo, il più bello del mondo. Servire questo Paese è la cosa più bella del mondo». Che bello.

Anche Alessandro Di Battista attinge alla parola magica e, intervistato un giorno sì e l’altro pure, inneggia al «bello della rete» e fa sapere di sapere, sia pure dall’altro capo del mondo - dove a quanto pare non si parla d’altro - che i Cinque Stelle stanno facendo «un lavoro bellissimo». I bellissimi a Cinque Stelle.

Per amor di verità la primogenitura dell’uso a vanvera ma a effetto dell’aggettivo va riconosciuto alla sindaca di Roma Virginia Raggi, assai nota per l’anoressia di vocabolario. Su un palco a Palermo ha parlato per 14 minuti usando per 14 volte la parola bellissimo. Stesso eloquio a Roma il 21 ottobre al raduno al Circo Massimo «bello, bellissimo» come la Capitale secondo lei, ma non secondo i cittadini imbufaliti da un degrado mai visto prima. In compenso i romani sono stati certo felici che la camicia della Raggi esibisse le sue iniziali ricamate come nemmeno più la duchessa di Sussex.

Ancora nessuno degli adepti l’ha definito bellissimo ma in compenso Beppe Grillo parla di se stesso come «l’elevato». Al Circo Massimo, dopo aver offeso i malati di autismo e della sindrome di Asperger e i lebbrosi, ha lanciato anatemi e attacchi contro l’analfabetismo di ritorno del Paese e contro chi «farfuglia dei concetti». Forse si riferiva a qualche notabile dei Cinque Stelle.

Ma la perla delle perle è stata una frase,«il 45 per cento degli italiani crede in cose incredibili». Già, incredibile. Più del 32 per cento di sicuro. E non è per niente bellissimo.