I due valori della politica moderna possono trovarsi spesso in contrasto. Perciò vanno associati in modo che uno non prevarichi sull‘altro

C’è una parola che spesso è ripetuta e in ogni caso è quella che governa la nostra vita ed è la parola “Potere”. È un sentimento, una facoltà, un istinto, che derivano dal fatto che la nostra specie umana è consapevole della propria esistenza e dei modi con i quali essa trascorre. Cioè, riassumendolo in una parola molto breve, si chiama Io. L’ho detto e scritto infinite volte perché è, istintivo della nostra specie. Noi veniamo dal genere animalesco, ma gli animali non hanno un Io; naturalmente hanno bisogni da appagare e fanno di tutto per appagarli. Quei bisogni sono molto simili ai nostri: mangiare, accoppiarsi sessualmente, dormire, ripararsi dalle intemperie, difendersi da un predatore che trasforma loro in preda. Non hanno invece l’Io e questa è la caratteristica che distingue la nostra specie dal genere degli animali al quale comunque apparteniamo tutti.

Ho ripetuto fin qui una descrizione già nota infinite volte: niente di nuovo che la cultura mondiale non abbia già messo in evidenza poiché l’Io è del tutto eguale in Cina e in America, in Europa e in Oceania, in Australia, in Giappone, in Russia.

L’Io è dentro di noi, determina i nostri comportamenti, tutti e senza eccezione alcuna, e spesso li sottopone a critica. È quindi una figura estremamente anomala ed esclusivamente umana: non esiste alcun’altra specie dotata di questo elemento.
Tuttavia l’Io non ha una divisa e per divisa intendo una uniforme che lo renda comunque eguale per tutti i componenti dell’umanità. Al contrario: il mio Io non è eguale al tuo, anzi ogni Io è diverso da quello degli altri; magari è una diversità appena appena percettibile, ma esiste, tant’è che non c’è persona identica a nessuna delle altre né fisicamente né caratterialmente parlando.

In realtà questo è vero anche per gli animali: nessuno di loro è uguale all’altro dal punto di vista fisico. Dal punto di vista psichico viceversa, non esistono differenze o perlomeno noi non ce ne accorgiamo quand’anche ci siano.

Dunque il Potere e l’Io: diversi da tutti gli altri animali ma diversi anche noi stessi l’uno con l’altro e perfino diversi noi stessi rispetto a noi stessi a causa di mille ragioni: quanto nella vita ci è accaduto e ci sta accadendo nel tempo che scorre. L’Io ha in ciascuno di noi le stesse qualità e potenzialità, ma il suo metro di giudizio è diversamente influenzato dai fatti del nostro destino e ad essi si adegua. Ciò significa che la relatività è un concetto basilare nello studio della nostra specie.

L’espressione di questa varietà è definibile con una serie di ideologie e questo è l’aspetto che finora non avevamo ancora preso nella debita considerazione. Nella storia, poiché le ideologie hanno una storia, prevalgono in alcuni luoghi e in alcuni secoli a seconda della loro ispirazione. Quella moderna è motivata da noi stessi e naturalmente cambia secondo gli accadimenti e le reazioni dei nostri Io nei loro confronti. L’ideologia più recente si esprime con le parole “libertà” ed “eguaglianza” ed eventualmente in certi casi adesso si aggiunge la terza parola “fraternità”.

Debbo dire che le ideologie non sono mai mancate nell’istinto dell’uomo e in particolare delle classi dirigenti che guidano una società. Nella maggioranza dei casi il Potere viene ideologizzato: la classe dirigente spiega in quel modo la propria esistenza e le proprie finalità. Esse differiscono tra un luogo di potere e un altro: Nell’antica Grecia la concezione del potere era di un certo genere ad Atene e differiva da quella di Tebe, da quella di Sparta, da quella di Argo, da quella di Micene, da quella di Creta. Naturalmente, quando anche Roma si affacciò sulla scena del mondo, si ebbe un’ideologia romana del potere. Di solito queste varie ideologie erano definite da “slogan” che spesso utilizzavano il nome di una divinità e quindi la natura della loro civiltà. Atene si ispirava, nel nome stesso della città, alla dea Atena. Sparta a Marte, dio della guerra; e così via. Ovunque c’era un patrono. Quello di Roma fu per molto tempo il suo supposto fondatore, Romolo e quindi, di rimbalzo, Enea ma durarono poco poiché quando Roma mise le basi del suo impero il simbolo di quell’impero diventò il nome stesso di Roma che s’impose alle genti più diverse che i romani dominarono, la cui geografia di terre conquistate fu definita da Traiano e Adriano.

Accennavamo prima alle ideologie moderne che usano le parole libertà, eguaglianza e fraternità, talvolta unite insieme e talaltra utilizzate singolarmente. È ovvio che queste tre parole esprimano dei valori. La più popolare di esse è eguaglianza. Sono le dittature che usano questa parola da sola; essa esprime un valore di grandissima importanza ma isolata dalla parola libertà può diventare ed effettivamente è diventata l’espressione di regimi dittatoriali. L’eguaglianza tra i sudditi della dittatura assicura ad essi un valore che tuttavia è violabile e molto spesso violato dalle decisioni del dittatore il quale affida compiti delicati e importanti ad alcuni dei suoi sudditi violando in tal modo lo slogan della eguaglianza che tuttavia non perde interamente il suo valore. È proprio in nome della eguaglianza che spesso si verificano fenomeni rivoluzionari che poi danno vita a dittature che non sopportano violazioni di quella insegna ideologica.
Il valore libertà è in qualche modo ancora più importante di quello dell’eguaglianza. Essere liberi significa che il tuo comportamento pubblico è affidato alla tua autonomia: sei tu, cioè ciascuno di noi, che decide i propri comportamenti all’insegna della libertà. Il potere pubblico può e deve garantire la libertà affidando ai singoli cittadini il comportamento da ciascuno di loro scelto e tuttavia nei Paesi liberali esiste una Costituzione che garantisce vigilanza e limiti privati al valore della libertà la quale può modificare il potere pubblico sempre che raggiunga una maggioranza di opinioni e sempre che rispetti l’importanza costituzionale, illuminata dalla libertà.

Naturalmente una libertà senza l’eguaglianza stabilita anch’essa come principio indispensabile, può garantire l’esistenza di privilegi all’interno di una società liberale. Di qui la necessità che i due valori - libertà ed eguaglianza - siano associati di modo che l’uno vigili sull’altro e su se stesso.

Questa vigilanza è molto difficile da realizzare perché ciascuno tutela il proprio interesse personale ed è convinto che esso coincida con quello generale. In questo caso il valore eguaglianza tutela la correttezza della libertà. L’ideale è quello dei due principi strettamente associati. Quello della fraternità è un di più. Esprime un sentimento abbastanza naturale dentro certi limiti tra individui e spesso è sostenuto da ideologie religiose che ispirano la fraternità all’esistenza di un Dio comune che dall’alto vigila sul comportamento umano.

Questi due o tre valori furono una delle conquiste dell’Illuminismo e soprattutto della Rivoluzione francese. La storia moderna dei tre secoli raggiunge il massimo di questi principi a metà del Settecento e sono tuttora vigenti, sia pure dopo molte cadute in guerre e dittature.

L’egoismo individuale e collettivo fa spesso capolino. Per tutelare eguaglianza e libertà è necessario un impegno quotidiano nell’attività pubblica dei singoli cittadini e dei partiti politici nei quali essi si radunano esattamente per tutelare e rendere applicabili questi valori.