Barbara Spinelli, europarlamentare figlia di Altiero Spinelli, padre fondatore dell’Unione Europea, è intervenuta nella Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo con queste parole: «Ringrazio il Commissario Avramopoulos per questo nostro ultimo incontro in Commissione Libe. Per me, è l’occasione per esprimere dubbi che in questi anni non sono mai stati fugati, sulla coerenza e la sincerità della Commissione in materia di migrazione. Oggi faccio in particolare riferimento alla lettera inviata dalla responsabile del Dipartimento Migrazioni e Affari Interni della Commissione Europea, Signora Paraskevi Michou, a Fabrice Leggeri, direttore dell’Agenzia europea della Guardia costiera e di frontiera. Lettera in cui si legittimano il funzionamento della zona Sar (Search and rescue) libica, “l’ottima performance” delle guardie costiere libiche, i salvataggi fatti da queste ultime, l’uso “appropriato” del personale libico, l’aumento della sua “capacità e professionalità”».
Allo stesso tempo, la portavoce della Commissione Europea, Natasha Bertaud, ha dichiarato che la Libia non può essere considerato un “paese sicuro” per i migranti.
Da anni Barbara Spinelli evidenzia come queste contraddizioni, siano alla base della gestione fallimentare delle politiche europee in materia di immigrazione. L’ambiguità di Frontex verso le Ong è la stessa ambiguità che oggi si ha con la Libia: sembrano non interessare le conseguenze in termini di vite umane, l’obiettivo è fermare l’arrivo di migranti, far credere all’opinione pubblica che si sia risolto il “problema” immigrazione solo perché sono diminuiti gli sbarchi. Che i diritti umani siano palesemente violati non sembra essere una questione da considerare e quindi oggi la Libia è un porto sicuro come ieri le Ong erano “Taxi del mare”.
E mentre le dichiarazioni istituzionali creano confusione, una galassia di odiatori prezzolati si fa largo per raccontare una realtà parallela dove la regola è credere ai complotti.
Il copyright di tutto questo non appartiene all’Italia nonostante sia la porta dell’Europa sul Mediterraneo, per quella regola che raramente viene smentita secondo cui chi salva vite in mare, come l’Italia ha sempre fatto, non riesce a essere disumano fino in fondo. Tra le prime a insinuare dubbi sulle attività delle Ong è la Fondazione olandese Gefira che, il 16 novembre 2016 pubblica un articolo in cui sostanzialmente dice di non essere certa delle finalità filantropiche delle operazioni di salvataggio delle Ong nel Mar Mediterraneo (“Their motive can be money”), pur ammettendo che le «operazioni sono coordinate dalla Guardia costiera italiana». L’articolo si chiude così: è a causa delle Ong se i migranti “finiscono” nelle strade delle città europee «incrementando il caos, minacciando la sicurezza e innalzando il livello delle tensioni sociali nel continente».
Barbara Spinelli, nella prefazione allo studio “Morte per soccorso: gli effetti letali delle politiche marittime di non assistenza dell’Ue” ha scritto: «Non va dimenticato in questo quadro la menzogna che circola nei paesi dell’Unione a proposito dei rifugiati. Si parla di invasione, di esodo biblico verso l’Europa, quando basta studiare le cifre per scoprire l’evidenza: su 60 milioni di rifugiati nel mondo, un milione è fin qui giunto nei paesi dell’Unione. È appena l’1,2% della sua popolazione. La maggior parte dei rifugiati siriani vive oggi in Libano, Giordania e Turchia».
Non siamo invasi, non siamo circondati, si parla di crisi dei migranti per non dire che si tratta di una crisi umanitaria di dimensioni epocali e per non dire che l’Europa sta miseramente perdendo la sfida più importante dalla sua creazione.
Ma torniamo in Italia. Dopo aver criminalizzato il modello Riace, veniamo a sapere che per la Cassazione, «non risultano frodi in appalti gestiti da Mimmo Lucano». Che «non favorì matrimoni di comodo e che mancano indizi di comportamenti fraudolenti che, il sindaco sospeso di Riace, avrebbe materialmente posto in essere per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con collegialità e con i prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato». È il divieto di dimora è stato annullato. Dopo il fango, scorgiamo un po’ di luce.
Camorra10.11.2011
Quel processo, la mia speranza