Meno di un migrante su dieci sbarca da navi delle associazioni senza scopo di lucro. Gli altri arrivano tutti sui barchini degli schiavisti. Ma di questi il ministro dell'Interno non si occupa

In casa del Capitano c’è nervosismo. Non ho, come è facile immaginare, rapporti diretti con quel mondo, per il quale sono solo un corpo da utilizzare per propaganda, ma immagino che essere frenati in corsa da una giovane donna tedesca, non deve essere stata per Salvini una bella esperienza.

Avranno preso molto male la vicenda Sea Watch 3 per un motivo che potrà sembrare banale: al primo grande fallimento si fa presto a mostrarsi prostrati, a dire «sono solo contro il mondo», «non mi hanno aiutato», «devo fare tutto io», ma al secondo e al terzo tracollo sarà chiaro che il fallimento è insito nel progetto stesso, senza che la responsabilità possa essere attribuita ad altri.

Ma i fallimenti di Salvini mi rallegrano poco e sapete perché? Perché con ogni probabilità non porteranno la consapevolezza che tutto è costruito su una serie di menzogne dette male ma con molta convinzione. Lasceranno, invece, la sensazione di qualcosa di incompiuto, come se dovesse esserci qualcosa di più feroce di Salvini da “augurarsi” per il futuro: Salvini ha fallito nel chiudere le frontiere, avanti il prossimo scellerato: che ci provi con maggiore tenacia.

Mentre scrivo si parla di schierare navi militari a difesa dei porti italiani, ma lo sapete che ci sono pescherecci italiani aggrediti in mare e non c’è nessuna nave militare a difendere chi per lavoro rischia la vita? Prima gli italiani, ma quali? Sono mesi che sento ripetere questa frase facile da memorizzare, senza che sia chiaro a quali italiani si riferisca. Ma immagino che l’auspicio, per chi ci crede, sia di essere incluso negli italiani che verranno prima. Per ora qualcuno ha vinto un selfie con il ministro, qualcun altro avrà vinto un pranzo o un caffè con lui, e credo che sia davvero il massimo che possa dare. A volte dà i numeri, ma nella maggior parte dei casi sono sbagliati, soprattutto quando parla di immigrazione.

E dare i numeri - ma non come fa Salvini - intendo darli davvero, numeri reali, è l’unico modo non solo per smontare la propaganda del Ministro della Mala Vita, ma anche per fargli qualche domanda che, ovviamente, resterà senza risposta. Alessandra Ziniti, martedì 9 luglio, ha scritto per Repubblica un articolo che dovete assolutamente recuperare e leggere.

Cosa dice? Che meno di un migrante su 10 arriva in Italia su imbarcazioni delle Ong; che i migranti salvati dalle Ong sono monitorati, mentre quelli che arrivano su barchini e pescherecci fantasma non lo sono, e chi gestisce quella tratta e quei traffici sa che su di loro nessuno sarà, su ordine del ministro nemico delle Ong, tanto scrupoloso nel controllare, bloccare e contrastare. Anzi, alcuni sfuggono in mare e poi a terra, e se ne perde traccia. Le procure interessate dicono che da lì arrivano i soggetti potenzialmente pericolosi, eppure le Ong sono la priorità del Ministro della Mala Vita.

Arrivare dalla Libia costa 1.000 euro per ogni migrante che decida di tentare la traversata, di contro i viaggi organizzati da scafisti russi e ucraini dalla Turchia e dalla Grecia constano più di 5.000 euro a persona per un totale di 400 mila euro a viaggio.

Ci dica Salvini: perché non si concentra su questi arrivi, su questi trafficanti, su questi scafisti? Perché prendersela con le Ong? Se la prende con chi non ha alcun legame con trafficanti e scafisti, ma lascia che trafficanti e scafisti “lavorino” indisturbati. Rischiano di venire alla mente quelle strane situazioni in cui ci si fa paladini di una causa solamente per fornire uno specchietto per le allodole. E certo è che se si concentrano tante energie su chi ha portato in Italia (dopo aver salvato in mare) un decimo dei migranti arrivati negli ultimi sei mesi, e si ignorano i responsabili dei restanti nove decimi è evidente che come cittadini abbiamo il diritto di conoscerne le ragioni.

Un amico mi ha fatto molto ridere quando mi ha detto: «Ma a te Salvini non ricorda quei bulli da spiaggia che pur di stare al centro dell’attenzione sono anche disposti a coprirsi di ridicolo?». Ci ho pensato e in effetti… parlando di scorte, Salvini ha dato un numero. Un numero ben preciso di dispositivi che verranno tolti nel prossimo anno.

Un numero che immaginavo avesse cancellato dalla propria esistenza tanto da passare, tra qualche anno, direttamente a festeggiare i 50 anni, dopo averne compiuti 48. Ma mi sbagliavo, ah se mi sbagliavo! Perché, signori, qui tutto è comunicazione: avanti, dunque, perculate pure, l’importante è che io sia sempre in trend topic. E quindi, ora sappiamo che Salvini, in un anno, taglierà 49 scorte. Quarantanove: stabbene!