Prima gli umani
Il semplicismo della politica nega la sofferenza
Nascondere la complessità della realtà impedisce di dare speranze ai cittadini. E rende sempre più profondo il solco tra ricchi e poveri
«Guardando la società umana con uno sguardo freddo e spassionato, dapprima essa sembra non mostrare altro che la violenza degli uomini potenti e l’oppressione dei deboli», scrive Jean-Jacques Rousseau in “Origine della disuguaglianza”.
Guardando l’odierna società vi è una lettura e un’interpretazione semplicistica della realtà, che tende a oscurare la complessità socio-economica vissuta dalle persone. È una sottile sfaccettatura del populismo politico che, in nome della “politica dello struzzo”, preferisce cementarsi in una sorta di immobilismo che per natura non ambisce a dare risposte concrete ai bisogni pressanti delle persone né tantomeno a mettere in moto processi capaci di ridare speranza ad una comunità stremata da varie sfide, tra cui quella del Covid-19.
Questa deriva semplicistica, ovvero il “semplicismo politico” preferisce anestetizzare per convenienza politica il dibattito pubblico, inebriandolo con una narrazione unidimensionale della realtà. Questa drammatica riduzione dello spazio analitico-interpretativo e narrativo dei processi finisce per diventare il punto di rottura tra la politica e le persone perché queste ultime non sentono i propri bisogni, le proprie esigenze, i propri sogni e le proprie aspirazioni presi in carico. Infatti, l’elevato tasso di astensionismo nell’ultima tornata elettorale è una seria spia accesa di questo triste e crescente fenomeno, nato nel buio del disamoramento politico.
Ignorare quindi la complessità dei fenomeni e delle sfide che interessano la vita di milioni di persone, in cerca di soluzioni capaci di soddisfare i propri bisogni, non fa altro che accrescere legittimamente la loro disaffezione e il loro disamore nei confronti della politica. A questo riguardo, occorre essere coscienti che i 5,6 milioni di persone impoverite (Istat), le 2,3 milioni di famiglie colpite da povertà energetica (Oipe) e le tante altre fasce della popolazione che vivono variegate sfide hanno bisogno che la politica non li consideri solamente dei meri elettori ma degli esseri umani le cui difficili condizioni devono essere seriamente prese in carico, specialmente in questo momento in cui la pandemia ha lacerato profondamente la nostra comunità. Infatti, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel suo rapporto mondiale sulla protezione sociale 2021-2022, evidenzia che «i problemi cronici che sono l’alto livello di insicurezza economica, l’allargamento delle disuguaglianze, la persistenza dell’occupazione informale e la fragilità del patto sociale sono stati esacerbati dal Covid-19».
Dinanzi a questa sofferenza del Paese reale, indulgere in esercizi cinici ed astratti di formule e di strategie di “campo largo o alleanza progressista”, rischia di allargare il solco tra la politica e il Paese reale che percepisce queste ipotesi politiche come mere operazioni elettoralistiche solamente finalizzate a una gestione del potere politico che ambisce a mantenere lo status quo, in costante stato di degradazione socio economica e culturale.
Per questo motivo, la politica deve aver la lungimirante audacia di uscire da questo ristagno di discorsi retorici déjà-vu fatti di conformismo e di adattamento all’istante elettorale per convenienza o rendita di posizione. Occorre basare qualsiasi forma di alleanza su un’attenta analisi dei bisogni delle donne e dei uomini del Paese reale e su una credibile offerta politica capace di interrogarsi su alcune domande di fondo, ad esempio:
- Come dare speranza ai vecchi e nuovi bisogni in un quadro di finanziarizzazione dell’economia e di capitalismo finanziario?
- Come coniugare giustizia sociale e tutela dell’ambiente in un contesto socio economico caratterizzato da vecchie e nuove disuguaglianze?
- Quale prospettiva per un’Ue con 27 ricette diverse in un contesto di sfide globali che necessitano visioni comuni e progetto condiviso?
- Quale modello economico e di sviluppo mentre la politica continua ad essere al servizio di un modello economico avido che mette a rischio il nostro pianeta e la nostra salute?
- Come gestire i complessi processi migratori senza criminalizzare la solidarietà come azione di salvataggio di vite umane e di salvaguardia della dignità umana?
Il Paese reale ha bisogno di essere preso in carico, valorizzando le complessità che lo compongono, senza prestarsi ad astrazioni distraenti che eludono queste domande.
Se si deciderà di abdicare a questo, allora si sarà scelto di sigillare il divorzio tra la politica e il Paese reale e continueremo purtroppo ad assistere a una maggioranza della popolazione che continuerà a disertare le urne perché percepisce la politica come irrilevante per la sua esistenza. Questo scenario sarebbe una vera sconfitta per la democrazia e sarebbe terra fertile per la violenza dei potenti sui deboli oppressi proprio come preconizzava Rousseau.