La prossima conferenza governativa sulle droghe parlerà solo di temi marginali. Per fortuna che c’è quindi che la consultazione proposta ai cittadini

Il 28 ottobre scorso la Corte di Cassazione ha ricevuto oltre 630.000 firme a sostegno di un referendum sulla cannabis. I ritagli del Testo Unico sulle droghe del 1990 prevedono la depenalizzazione delle coltivazioni di varie piante (ma non della trasformazione in sostanze), la cancellazione delle sanzioni penali per uso personale della cannabis e l’eliminazione della sospensione della patente per consumo della pianta, ma non per guida in stato alterato.

 

Dopo aver invaso le piazze di tutta Italia con il referendum per legalizzare l’eutanasia e dopo aver raccolto - a ferragosto! - centinaia di migliaia di firme grazie alla possibilità di sottoscrizione con lo Spid, l’Associazione Luca Coscioni si è assunta la responsabilità politica ed economica di una campagna lampo online sulla cannabis.

 

Le 500.000 firme necessarie sono state raccolte in meno di una settimana, un’impresa straordinaria ma non sorprendente. La firma digitale e la popolarità della pianta hanno reso possibile un risultato che è storico. La mobilitazione è stata accompagnata da influencer del mondo dello spettacolo ma l’arrivo delle firme è stato costante per cinque giorni consecutivi con picchi di tre firme al secondo!

 

L’ultimo congresso dell’Associazione Luca Coscioni è stato inaugurato con un dibattito su “Democrazia: ritorno al futuro” incentrato sulla firma digitale su cui molto è stato scritto anche senza diretta cognizione di causa. Come nel film di Zemeckis, “Doc” ha viaggiato nel tempo, visto cosa andava storto, attivandosi per aggiustare le ingiustizie. Lo scienziato pazzo qui è Marco Pannella grazie al quale la “terza scheda” ha consentito al popolo sovrano di farsi legislatore in momenti critici per i diritti civili in Italia. Lotte che hanno sempre messo in mora leggi che limitavano l’esercizio dei diritti individuali prevedendo, tra le altre cose, il rispetto della legalità costituzionale anche grazie alla tecnologia.

 

Il viaggio indietro nel tempo ci ricorda che, se la platea degli autenticatori è stata ampliata a Consiglieri regionali, Parlamentari e avvocati, e se esiste la firma digitale, è merito di un ricorso vinto all’Onu da Mario Staderini (già segretario di Radicali Italiani) presentato nel 2015 per denunciare gli «irragionevoli ostacoli» frapposti da leggi di 50 anni fa alla raccolta firme. È per porre rimedio a questo mancato rispetto dei suoi obblighi internazionali che la Repubblica italiana ha dovuto garantire il «progresso scientifico e le sue applicazioni».

 

Il viaggio in avanti nel tempo è stata la raccolta lampo delle firme che ha dimostrato che, abbattuti gli «irragionevoli ostacoli», le persone partecipano. Pubblicare online un quesito referendario non lo rende necessariamente virale - i referendum su caccia e “giustizia giusta” non hanno avuto sorte simile - ma se si individua un problema sentito e si riesce a far breccia nella comunicazione online la partecipazione c’è. La mobilitazione è costata 1 milione di euro. Per ora ne sono rientrati quasi due terzi - e tutti online - a ulteriore conferma che la partecipazione civica su questioni sentite non è solo quantitativa ma anche qualitativa. In “Ritorno al futuro” si raddrizza una malasorte famigliare, la firma digitale restituisce la possibilità di partecipazione popolare e, nel caso della cannabis, escluderebbe dal circuito penale comportamenti che non creano vittime e che raramente creano consumi problematici promuovendo un uso consapevole della pianta.

 

La riforma proposta dal referendum è anche l’unica modifica radicale del Testo Unico del 1990 e arriva alla vigilia della VI Conferenza Nazionale sulle droghe che il Governo ha convocato il 27 e 28 novembre a Genova. L’organizzazione dell’incontro ha omesso di criticare minimamente l’impianto repressivo della legge inquadrando il dibattito su questioni di contorno e non strutturali. Fortunatamente, grazie all’Associazione Luca Coscioni c’è il referendum.

 

Marco Perduca, associazione Luca Coscioni