La coincidenza è curiosa, ma rivelatoria: mentre in Italia ci si chiede ancora se il disegno di legge Zan sia da considerarsi più o meno liberticida perché limiterebbe
l’espressione di opinioni omotransfobiche, misogine e abiliste, Facebook quatto quatto cancella la pagina del Primato Nazionale, la voce di stampa di CasaPound. Era già successo con la rimozione della pagina di CasaPound stessa, di Forza Nuova e di vari dei loro esponenti, perché – testualmente – «le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram».
I ricorsi delle due organizzazioni politiche hanno dato esito opposto: CasaPound ha vinto in primo grado, ma Forza Nuova ha invece perso e la sua pagina non esiste più. Bastano queste due sentenze opposte ad annunciarci quanto sarà complicata, se pure passasse, l’applicazione della legge Zan alla realtà delle persone, perché rivelano come l’obiettivo di questa battaglia alla fine sia più simbolico che pratico.
Con il cosiddetto reato ideologico i tribunali sono stati infatti sempre più che garantisti, anche nei casi in cui la fattispecie era di un’evidenza accecante. A dispetto delle denunce che ogni anno vengono rivolte alle decine di neofascisti col braccio teso che vanno a celebrare i caduti della Repubblica di Salò, nessuno di loro è mai stato condannato per apologia. La legge Scelba, quella che dovrebbe impedire la ricostituzione del partito fascista, è stata applicata una sola volta con lo scioglimento dell’organizzazione Ordine Nuovo, mentre a CasaPound e Forza Nuova, pur ripetutamente denunciate per lo stesso motivo, nessun tribunale ha mai impedito di presentarsi alle elezioni ogni volta che lo abbiano voluto.
Dati questi precedenti, le possibilità che un giudice riconosca il movente d’odio sono talmente basse che nella pratica non possiamo aspettarci che un balordo che picchi un omosessuale in quanto tale prenda un solo giorno di carcere in più di chi malmeni il suo vicino di casa per rumori molesti.
Anche le sentenze sui moventi d’odio già inseriti nel codice penale – quelli della legge Mancino Reale, razzismo e antisemitismo – parlano chiaro: dimostrare che qualcuno agisca violenza per ragioni ideologiche è possibile solo se il movente era stato reso esplicito dal colpevole medesimo.
Il caso oscuro, ma giuridicamente il più luminoso, è quello di Andrea Cavalleri, 22enne di Savona, arrestato a gennaio di quest’anno perché progettava attentati alle manifestazioni femministe e sulla rete si autodefiniva incel, celibe involontario, una categoria di uomini che sviluppano odio verso le donne per frustrazione sessuale. Se il ddl Zan fosse già legge, a quell’uomo sarebbe stato facile applicare l’aggravante per odio misogino, ma non mi vengono in mente molti altri casi in cui il colpevole vada in giro con un cartello incriminante così fluorescente. Perché dunque lottare per fare approvare una legge con così poche speranze di diventare uno strumento efficace di lotta ai crimini di odio? Perché i nomi delle cose sono importanti.
Se non esiste uno strumento giuridico che nomini l’odio per le persone Lgbtq, per le donne e per i disabili, l’omobitransfobia, la misoginia e l’abilismo continueranno formalmente a non esistere e nessuno si porrà il problema di imparare a riconoscerne i segnali. Se continuiamo a discutere della necessità di riconoscere i marcatori attuali del fascismo, è perché la legge Scelba si trova ancora nel nostro codice ed esercita una silenziosa pedagogia sociale.
Se siamo in grado di affermare che l’odio razziale è socialmente distruttivo è perché esiste la legge Mancino, altrimenti razzisti e antisemiti continuerebbero a poter dire - come oggi accade per le persone Lgbtq, le donne e i disabili - che l’odio razziale è un’invenzione dei neri e degli ebrei per capitalizzare sul vittimismo. Il vero cuore del ddl Zan è quello che istituisce una giornata nazionale di formazione istituzionale e scolastica contro l’odio verso gli orientamenti sessuali e di genere. È essere condannati a scuola, non in tribunale, che fa impazzire i Pillon di questo mondo.