È stato lui il miglior alleato della retromarcia innestata mentre il Paese viaggiava a pieno regime sulla spinta di Romano Prodi. Il massimalismo egocentrico che ha sfasciato ogni prospettiva per il Paese ricacciandoci in fondo a destra

Fausto Bertinotti
Visione mistica

In questi giorni quirinalizi, nei quali la chiacchiera più o meno lucida tracima in ogni dove, soprattutto nei palinsesti, con conseguenza ricerca di ospiti più o meno titolati, più o meno competenti, più o meno vivi, cioè basta che respirino, sbucano nei palinsesti figure che avevamo dimenticato o, per appoggiarsi alla psicanalisi spicciola, volutamente rimosso. L’altra mattina su Rainews 24 è apparso nientemeno che Fausto Bertinotti. Dall’altra parte era collegato Lupo (de) Lupi, leader di Noi con l’Italia, formazione nota ai meno, assiso sullo scranno del Senato al quale l’abbiamo inopinatamente elevato. Una splendida allegoria della prepotenza televisiva rispetto a quella che sarebbe pur sempre la sua funzione: stare attento a quel che accade in aula. Ma su tutto e tutti si stagliava lui. Con la libreria ordinata alle spalle, la giacca in velluto, il maglione color coerenza: rosso fuoco. Non saprei trovare le parole adatte per descrivere la sensazione che ho provato nel rivederlo concionare. Spiegava, argomentava, descriveva… e non sentivo nulla, a parte un calore montante, un senso di frustrazione crescente, lancinante, qualcosa che avrei voluto far prorompere con un grido liberatorio non particolarmente garbato. Quell’uomo, infatti, così intento a parlare di sé stesso fingendo di parlare d’altro era ed è il motivo per cui le carte, anche a ‘sto giro, le dà Silvio Berlusconi. Il miglior alleato della retromarcia innestata mentre il Paese viaggiava a pieno regime sulla spinta di Romano Prodi. Il massimalismo egocentrico che ha sfasciato ogni prospettiva per il Paese ricacciandoci in fondo a destra, come diceva il poeta Baldini, o in un qualunque altrove che non sia un’ipotesi di Paese normale. Parlava, Bertinotti, e io mi vedevo apparirgli alle spalle intimandogli: «E adesso chiedi scusa». Poi mi sono svegliato tutto sudato. E ho scoperto che l’incubo continuava.

Te possino. 

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Marco Serra
Essere umano

Quelle lacrime, i giocatori del Milan che lo consolano nel dopo gara, la sospensione breve per colpa di un fischio troppo precoce che ha annullato – ignorando il vantaggio – un gol molto importante… per un attimo siamo quasi sembrati un Paese civile, umano. In cui incazzarsi è lecito, perdonare (o capire) è cortesia. Non so voi, ma mi sembra la notizia migliore della settimana. Anzi: forse del 2022.

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Letta, Speranza e Conte
Trio sintonico
 

Molti lazzi si sono levati dopo il tweet coordinato e continuativo che i tre leader del centrosinistra (brevi risate) hanno pubblicato a metà settimana. Lo stesso tweet. Le stesse identiche parole per mostrare sintonia nella strada impervia che conduce al Colle qualcuno scelto da altri. In realtà avremmo dovuto applaudire: ognuno di loro si era ricordato di cambiare i nomi del post, evitando, ad esempio, che Conte si dicesse d’accordo con sé stesso. Invece di scherzarci su, saluterei lo scampato pericolo con malcelato entusiasmo.