Europa oggi
La Germania aspetta con il fiato sospeso il governo di Giorgia Meloni
Preoccupano i toni antitedeschi della leader di Fratelli d’Italia, ma si confida che l’Italia non vorrà rinunciare agli aiuti comunitari
Nelle elezioni parlamentari gli elettori italiani hanno in larga misura confermato, se non accentuato, le più diffuse prognosi pre-elettorali, riguardanti in particolare una bassa affluenza alle urne, segnata in particolare dell’assenteismo di molti giovani elettori, dalla dichiarata indecisione di molti circa il loro voto, ma soprattutto dalla sensazione diffusa di una notevole avanzata, nella coalizione formata dai partiti della Destra, del partito di Giorgia Meloni.
Il 25 settembre Meloni ha raccolto molti più voti della somma di quelli raccolti dai suoi due alleati. I commentatori tedeschi leggono questa straordinaria ascesa di Fratelli d’Italia sia come conseguenza della diffusa e crescente ostilità di una parte rilevante dell’elettorato italiano verso la classe politica, la “casta”, sia come segno di un declino e impoverimento inarrestabile della classe media. Nonostante la sua lunga carriera politica Meloni sarebbe riuscita a presentarsi come personalità anti-establishment, appropriandosi dell’eredità anti-partitica dei 5 Stelle.
A Meloni, secondo i media tedeschi, ha molto giovato l’immagine di chi si dà da fare per la “piccola gente”. Nel vocabolario politico tedesco esiste il termine “Kümmerer”, che indica colui che ascolta i bisogni e le preoccupazioni dei ceti a rischio. In effetti Meloni sembra aver ottenuto la fiducia di tanti italiani con stipendi che perdono valore a causa dell’inflazione e, più di recente, dell’esplosione dei costi dell’energia, e via discorrendo. I tedeschi si chiedono quanto la biografia di Giorgia Meloni la colleghi al fascismo e alla sua storia. Questa è una domanda cruciale.
Ovviamente i commentatori tedeschi non hanno potuto evitare di alludere alla coincidenza della sua prorompente vittoria elettorale con i 100 anni esatti dalla marcia su Roma, ma forse più come uno scoop giornalistico. Certo, lascia perplessi in Germania la mancanza di un netto distacco dal fascismo storico. D’altra parte non si può dimenticare l’attitudine di molti italiani a leggere il fascismo con una certa indulgenza.
Che cosa dunque aspettarsi da parte degli europei? Certamente la critica nei confronti dell’Ue ha portato voti alla Destra, anche se l’Italia è destinataria della più grande fetta del “recovery fund”. Vista con occhi tedeschi tale costellazione appare contraddittoria e inspiegabile. I partiti della Destra tuttavia non dicono esplicitamente di essere nemici dell’Europa, sostengono piuttosto di rifiutare l’Europa così come è adesso, senza, però, offrire un programma di ricostruzione al di là dello slogan di un’Europa delle patrie.
Meloni ha osato dare voce ad un sentimento diffuso tra gli italiani: dice di serbare un’avversione verso i tedeschi. Trasgredire un tabù del genere è considerato poco elegante, ma populisticamente efficace, in quanto dà ragione al bisogno di ostentare autonomia.
In questo senso si possono leggere i discorsi di Meloni che spaventano l’Europa dove sembra favorire l’“Orbanizzazione” dell’Unione europea. Tuttavia staremo a vedere se un governo dell’estrema Destra saprà abbassare i toni anti-tedeschi, e la retorica del “prima gli Italiani”, quando le opportunità e i fondi del Recovery plan lo richiederanno.
È dubbio tuttavia che un tale governo sia il più adatto a realizzare il duplice obiettivo - verde e digitale - richiesto dal Fondo per la ricostruzione. D’altra parte, i rapporti economici tra Italia e Germania negli ultimi anni sono cresciuti a livelli record. Tra i due paesi esiste una catena di interscambio di singolare intensità. Ogni atto di un nuovo governo teso a ridimensionarla inquieterebbe i mercati finanziari facendo risalire lo spread.
Dalla Germania si guarda ora con il fiato sospeso alla formazione del nuovo governo in Italia. Da un lato è evidente che, dato il peso dell’Italia in Europa (“too big to fail”) ogni nuovo governo possiede una potente capacità di pressione sui partner europei; dall’altro, il flusso dei fondi è legato a condizioni ben definite. Gli ottimisti sperano che, secondo l’antica dottrina italica, ogni carica politica educhi alla moderazione e che il 68° governo italiano non voglia correre il rischio di far perdere al Paese quel peso che l’Italia (anche in ragione della Brexit) aveva conquistato a livello europeo e, in modo particolare, nella triangolazione con la Francia e la Germania.
Christiane Liermann Traniello ha studiato storia, filosofia e letteratura italiana in Germania e in Italia. Specializzata nelle relazioni tra Italia e Germania, assume la funzione di Segretario Generale del “Centro italo-tedesco Villa Vigoni per il dialogo europeo” dal 2018