In corso di approvazione le regole Rai che mandano in soffitta urla e insulti. Agli appassionati della tv barbarica però resteranno i canali Mediaset

È in corso di approvazione il nuovo codice etico della Rai per i talkshow. Comporta un drastico taglio con il passato, a cominciare dalla rinuncia al vecchio, glorioso regolamento, che era ispirato al Codice Visigoto e contemplava il giudizio di Dio, l’urlo rituale, la prova del fuoco, il taglio della lingua dell’avversario e altri momenti di grande suggestione per il pubblico. L’Associazione Gladiatori e la Fondazione Biscardi hanno espresso «grande rincrescimento per la decisione della Rai di soffocare il libero scambio di opinioni e la vivacità della discussione, li mortacci loro e de tu’ sorella».

 

Le nuove regole Bisognerà parlare a bassa voce, sommessamente, alzandosi per stringere la mano agli altri ospiti prima e dopo ogni pausa pubblicitaria, dunque sei-sette volte per ogni serata. Suggerito, ma non obbligatorio, complimentarsi con il vicino di poltrona alla fine del suo intervento. Mauro Corona potrà partecipare, ma in giacca e cravatta, con la barba tagliata ed esprimendosi con una garbata parlata toscana. Ogni intervento, anche se l’argomento della serata è la Champions League, o la crisi dell’industria tessile, va preceduto dall’adesione convinta ai valori dell’Occidente, elencati in un foglio da firmare prima di entrare in studio. Gli interventi gratuiti del professor Orsini saranno doppiati da un interprete del Pentagono, pagato, per garantire il diritto di replica. In ogni dibattito dovrà essere presente, in segno di distensione, anche un ospite appisolato sulla sua poltrona, spesso inquadrato dal regista per documentare il clima amichevole.

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Continuità Per gli amanti dei talkshow di una volta, la continuità è assicurata sulle reti Mediaset, con l’aggiunta di telepromozioni di psicofarmaci e camicie di forza durante le fasi più movimentate del dibattito. Mario Giordano e Nicola Porro sono stati nominati Garanti della Continuità televisiva; entrambi sono insigniti del Premio Decibel e hanno ricevuto, ad honorem, la cintura nera in Sopraffazione Vocale, una delle arti marziali più antiche e impegnative, il cui codice millenario è custodito presso i monaci guerrieri Bao-Lin, capaci di uccidere con una sola sillaba un’aquila in volo.

 

Il museo Quanto alla Rai, le vestigia della lunga, gloriosa tradizione del talkshow barbarico saranno custodite, nei sotterranei di viale Mazzini, in un Museo della Tradizione, per la curatela di Bianca Berlinguer, considerata la vestale del dibattito alla vecchia maniera, virile e schietto, con interruzione dell’avversario. Sarà un museo interattivo: si potrà essere insultati da Sgarbi, sgridati da Cacciari, disprezzati da Andrea Scanzi, fuorviati da Mauro Corona che parla degli affari suoi mente scoppia la terza Guerra Mondiale. In una speciale teca si può ammirare, imbalsamato, il giornalista Salvo Paterazza, che in un talkshow di quindici anni fa riuscì nell’impresa, mai eguagliata, di aggredire un cameraman perché gli sembrava che lo guardasse male.

 

Quote rosa Ancora senza esito la ricerca, nelle teche Rai, di una donna degna di entrare a far pare del Gotha della rissa televisiva. Ma non c’è traccia di donne altrettanto aggressive, malgrado qualche sporadico tentativo, lungo gli anni, di Maria Giovanna Maglie. Un fallimento storico che ancora oggi pesa. Si era pensato, anni fa, di ovviare alla mancanza somministrando a una giornalista, avvenente per esigenze di audience, una dose massiccia di testosterone. Ma l’esperimento non diede esito positivo: la giornalista cavia cominciò ad aggredire verbalmente gli astanti, come auspicato, ma le era spuntata la barba, rovinando l’effetto sexy che tanto sta a cuore agli autori televisivi. Da allora, il talkshow con urla e insulti è rimasto, purtroppo, prerogativa dei soli ospiti maschi, confermando il retaggio patriarcale che esclude le donne dal potere e dalle figure di merda.