Pham Xuan An scriveva per il noto settimanale americano, ma era in realtà una spia. La sua amicizia con Cao Giao, vero democratico e collaboratore di Newsweek è il simbolo di quegli anni e di quella guerra nel Sud Est asiatico

Ha venticinque anni e si chiama Clara. È una nipote appena rientrata dal Viet Nam dove ha passato due settimane percorrendolo da Nord, da Hanoi, a Sud, a Saigon (Ho Chi Minh Ville). È più che contenta del suo viaggio. Esprime di fretta giudizi positivi su quel che ha visto. Le immagini sono tante, le impressioni sono vive. La giovane Clara non può capire quel che risvegliano in me le sue parole. Al Viet Nam appartengono almeno sei anni della mia vita. Non li ho contati: lunghi periodi della guerra coloniale francese; altrettanti della guerra americana di “contenimento” del comunismo, si diceva; poi quelli della sfida finale tra vietnamiti, con la vittoria del Nord comunista, nel 1975. È stato un susseguirsi di massacri, di eroismi, di tradimenti, di illusioni spentesi nel sangue, ma in me ha quasi sempre prevalso l’affetto per il paese in guerra da decenni e per i suoi abitanti coraggiosi nella lotta fratricida.

 

Un conflitto in tre tempi che si conclude quasi mezzo secolo fa. Clara con le sue poche parole mi ha riportato al ricordo di due amici dell’epoca americana e post americana. Due amici in apparenza fedeli uno all’altro, ma in realtà divisi della guerra civile senza che entrambi ne fossero coscienti. Cao Giao non lo sapeva che Pham Xuan An era in realtà un nemico. Pham Xuan An sapeva di esserlo per Cao Giao. An era un importante esponente clandestino del Viet Nam comunista, e al tempo stesso un redattore del settimanale americano Time. Cao Giao era un collaboratore del settimanale americano Newsweek ma senza affiliazioni, per me era un autentico democratico. Le loro redazioni erano attigue, al primo piano dell’Hotel Continental, nel cuore di Saigon ancora capitale del Sud anticomunista. Nella mia memoria i due personaggi riassumono parte del lungo conflitto. Erano saldati da un’amicizia autentica, ma erano nemici. Solo uno di loro lo sapeva. Ed era appunto An.

 

La vittoria finale comunista portò col tempo Cao Giao in prigione. Vi passò anni, quando ne aveva 61 visse tredici mesi in compagnia dei topi che occupavano la cella buia. Poi, colpito da un cancro, ebbe il permesso di andare a morire in Europa dove vivevano i figli. Non vedeva da dieci anni l’amico-nemico, nel frattempo diventato un generale nel Viet Nam unificato e comunista. Ma An venne a salutare Cao Giao ai piedi dell’aereo in partenza. Il nemico sconfitto restava un amico.

 

Henry Kamm del New York Times, Tiziano Terzani allora di Der Spiegel, Jean-Claude Pomonti di Le Monde e altri colleghi hanno conosciuto sia Cao Giao sia An, senza sapere che quest’ultimo era un agente segreto nordista e non, come appariva, un esemplare vietnamita americanizzato. Tutti quei colleghi citati ed io stesso abbiamo scritto di Cao Giao e di An nel secolo scorso. La giovane nipote turista in Viet Nam mi ha spinto a rispolverare un ricordo che spiega alcuni aspetti di quella guerra. An si era anche laureato negli Stati Uniti, dove era stato mandato con una borsa di studio perché giudicato dalle autorità americane un elemento prezioso per il Viet Nam che volevano costruire.

 

Dopo l’università restò alcuni anni negli Stati Uniti come redattore di un quotidiano, prima di ritornare in patria. Agente segreto si era infiltrato con ammirevole abilità nel campo nemico. In quella sofisticata categoria di combattenti era un campione. Suo padre era un proprietario terriero. E lui, An, era stato un giovane rispettoso dei rigidi principi confuciani della famiglia. Quando li infranse fu mandato a lavorare per punizione come contadino in un villaggio vicino a Hué. Ed è là che si formarono le sue prime idee politiche.

 

Durante la Seconda guerra mondiale, che l’allora colonia francese d’Indocina (il Viet Nam) visse sotto l’occupazione giapponese, fu testimone dei maltrattamenti inflitti alla popolazione. Torture e fucilazioni. Dopo avere cospirato contro i giapponesi, cominciò a cospirare contro il colonialismo francese restaurato. An si arruolò clandestino nel Viet Minh, il movimento comunista armato. I francesi erano meno spietati dei giapponesi, ma erano pur sempre degli occupanti. Al tempo stesso, non sospettando la sua affiliazione al Viet Minh, i francesi lo arruolarono di forza nell’esercito vietnamita che formavano per combattere i comunisti. Essendosi rivelato un militare esemplare An fece carriera, restando clandestinamente, al tempo stesso, un militante del Viet Minh. La sua vera identità politica per il resto della vita. Cao Giao apparteneva a un’aristocrazia intellettuale insofferente dei vari regimi autoritari, comunisti o anticomunisti. Era un liberale che gli americani faticarono a recuperare.