Per buona memoria
Follie quotidiane dovute alla nuova insofferenza
Fastidio per il Natale. La madre che picchia la figlia “invidiosa”. Tutto lavoro per gli psicologi
Le Feste sono da poco finite e apprendiamo che molti in Italia, anzi gran parte della popolazione, non riescono a sopportare le feste come dire comandate. Sembrerebbe che solo il 42% ama il Natale e il 58 restante non lo sopporta. Studiando, studiando si scopre che in realtà la lunga, e diciamo improvvisa, convivenza con la famiglia è quella che crea turbamento e antipatia per le feste. È però un bene che questo malessere diciamo così tende a sparire o a nascondersi e appena smontiamo l’albero e mettiamo in cantina le luci tutto questo passa. Credetemi: più ci penso e più non capisco per quale motivo succeda tutto ciò. Non riesco a capire che fastidio possa dare l’albero di Natale ammesso che qualcuno in famiglia abbia voluto legittimamente farlo. In passato era più complicato perché in alcune abitazioni si costruivano dei presepi che occupavano mezza stanza. Lì bisognava aspettare l’arrivo della stella cometa per cominciare lentamente a smontare tutto.
La mia sensazione è che con gli anni, per motivi che non conosco, le insopportazioni e le insofferenze siano aumentate. Leggo infatti che una donna di Roma di 40 anni è finita a processo per aver picchiato la figlia diciottenne. Mentre menava la figlia, questa, diciamo madre, ha detto: «Tu sei invidiosa del mio seno e del mio sedere». Davanti ai giudici la ragazza, la figlia della picchiatrice, ha detto che una volta non era potuta andare a scuola per colpa di un occhio viola: c’era stato un intervento della madre. E la stessa madre in un’altra occasione le aveva lanciato addosso un phon. Il giudice ha fatto il suo lavoro e ha scoperto i precedenti di quando cioè questa donna, eccessivamente risoluta, aveva lanciato un bicchiere contro la nonna.
Casi d’insofferenza come quelli che leggo, protestano contro Fiorello che conduce tutti i giorni alle 7:15 del mattino, da un pullman vicino a Via Asiago, a Roma, una sua trasmissione che peraltro ha molto successo. Capisco che la quiete pubblica può essere disturbata, però il programma dura un tot poi finisce e c’è silenzio. Talvolta può essere anche piacevole, almeno per me sarebbe così, svegliarsi con Fiorello e le sue gags e le sue canzoni. Una persona ha detto: «Alle 6:30 del mattino ho aperto la finestra e c’era Raf che cantava dentro casa mia». Mi sembra esagerato, forse Raf aveva scambiato la casa di questo signore con il pullman di Fiorello. C’è anche chi sostiene che il pullman all’interno del quale agisce Fiorello oscura il cartello che impone la svolta a destra. La cosa mi fa sorridere, attenti come siamo ai cartelli che c’impongono la svolta a destra, di rallentare perché ci sono le strisce o di fermarsi ad uno stop.
È un momento che ci si occupa molto degli stati d’animo delle persone. Forse perché veniamo dalle Feste, motivo comunque di stress. Sembrerebbe che sono sempre di più gli italiani che si rivolgono agli psicologi. Non sarà piuttosto che andare da uno psicologo è un modo per togliersi dal problema e passare alla soluzione del medesimo? Io avrei mandato dallo psicologo un imprenditore valdostano di 66 anni che il giorno di Natale telefonò al figlio dicendogli: «Mi hanno rapito». La verità è che l’uomo si era bevuto l’impossibile e in quel momento si trovava in un locale di Biella e continuava a festeggiare qualcosa che nemmeno lui sapeva. Non so come abbia reagito il figlio e come abbia reagito lui quando il figlio è arrivato a togliergli il fiasco di mano.