Bengala
«Forse ha ragione Vincenzo De Luca: al Pd serve chiarezza più che le buone maniere»
Il Partito democratico, a partire dalla segretaria Elly Schlein, ascolti le critiche del governatore campano. Metta da parte i tecnicismi e impari a farsi capire dagli elettori, in un momento in cui la destra continua a riscuotere consensi e la politica è fatta di slogan. Così, potrà vincere
Cena in famiglia. Il mio amico Lorenzo, un giovane imprenditore di provincia, pasteggia a casa della fidanzata Elisa con i genitori di lei e la bambina. Le tagliatelle fumanti col ragù spariscono velocemente dalla zuppiera, mentre in sottofondo il telegiornale scandisce il ritmo delle conversazioni, a volte influenzandole, altre no. Poi compare la presidente del Consiglio e si pronuncia su non so cosa. Il padre di Elisa scuote la testa, in completo disaccordo; Elisa gli fa un appunto, come a dire: ti prego, almeno oggi no. C’è uno stallo alla messicana, tutti guardano verso Lorenzo, che, si sa, ha votato per il governo creando uno psicodramma familiare. Mette le mani avanti e dice: io di politica non parlo. Lasciando che la tensione aleggi nell’aria sotto forma di delusione.
Questa scena può essere capitata alla maggior parte di noi, solo che di solito non c’è Lorenzo al tavolo e le discussioni s’infiammano perché tendiamo a polarizzarci su tutto. Un genero che vota a destra è una tragedia, un figlio di sinistra un lutto; qualche anno fa c’era lo smarrimento di fronte al grillino, una nuova forma di vita elettorale bollata come «antipolitica», poi velocemente inglobata e assorbita dalla situazione italiana e ormai mediamente tollerata.
In questi tempi mi capita spesso di sentire gridare di dolore gli elettori di sinistra, quando si parla di Vincenzo De Luca. Il suo libro “Nonostante il Pd” (Piemme), che ha scavalcato in classifica pure il best seller di Giorgia Meloni, è una spina nel fianco del partito, a cui il governatore della Campania non ha risparmiato critiche fin dal titolo. Dall’esterno non si capisce bene cosa stia succedendo: se De Luca stia tentando un assalto frontale al partito di cui fa parte o se davvero voglia riformare il Pd. Ma di sicuro è scomodo. Il Corriere della Sera scrive che il libro farà il gioco della destra condannando l’atteggiamento sempre spavaldo e sopra le righe dell’autore.
La battaglia di De Luca contro Elly Schlein è più un saggio di estetica, un manifesto di metodo che un concetto politico. De Luca è un uomo politico che chiunque può capire. Grande arte oratoria, imbonitore della folla con tempi comici pressoché perfetti, ironico, uno così è l’antitesi alla serietà dogmatica e a volte fredda, troppo tecnica, della giovane Schlein e delle sue perifrasi complesse. De Luca va a La7 e dice: «Il Pd per l’80% è costituito da anime morte. Un partito forte e autorevole deve avere dei dirigenti che rappresentano qualcosa e non soltanto gli equilibri delle correnti, delle sotto-correnti».
Parole dure che, però, di sicuro condividono anche molti elettori di sinistra. Bollare De Luca come il problema è come non volere vedere la piega che le cose stanno prendendo per il Pd, con Meloni che non cala nei sondaggi e, anzi, continua a vincere. Pure Fabio Fazio, che di solito è considerato un intervistatore «morbido», incalza la giovane segretaria Schlein chiedendo risposte secche a cui lei si sottrae, facendo sembrare il suo intervento a “Che tempo che fa” molto meno impattante di quello di De Luca della settimana precedente, diventato virale su molti social.
Insomma, non stiamo a fissarci troppo sulle buone maniere, in un’era in cui la politica è tutta pancia e slogan, perché è deleterio. Ricordiamoci, però, che chi vuole prendere dei voti deve quantomeno farsi capire. Essere chiari non può essere una colpa.