L’esperienza palermitana coinvolge 300 famiglie. Ma il futuro incerto con la nuova amministrazione

Il mercato dell’usato e del riuso può essere un’opportunità per uscire dalla povertà, contrastare il collasso climatico e migliorare la condizione generale dei residenti? La risposta l’hanno data più di 300 famiglie che vivono da anni grazie al mercato dell’usato dell’Albergheria a Palermo.

 

Superare la marginalità sociale ed economica attraverso processi di rigenerazione urbana è possibile. Ma anche le istituzioni locali devono fare la loro parte, riconoscendo e formalizzando esperienze che costringono all’extralegalità migliaia di persone. Per questo, dal 2017, i cosiddetti mercatari assieme all’assemblea permanente di quartiere Sos Ballarò hanno costituito con la precedente giunta Orlando un tavolo inter-istituzionale. Obiettivo: formalizzare il mercato, chiedendo all’amministrazione di riconoscerne il ruolo di contrasto alla marginalità e di ammortizzatore sociale grazie alla pratica autorganizzata di recupero dei beni durevoli. I mercatari sono «venditori per bisogno», non avendo altre entrate. Riconoscerli come lavoratori che svolgono un «servizio ecologico» è fondamentale. Con questa finalità, nel luglio del 2019 con una delibera di giunta è stata creata l’Area di libero scambio dell’Albergheria, affidata in gestione, attraverso bando pubblico all’associazione Sbaratto, nata proprio per mettere insieme i mercatari.

 

La delibera ha finalmente riconosciuto l’attività di prevenzione e non di gestione dei rifiuti di chi si occupa di scambio o vendita di modico valore di beni usati. L’ambulantato del riuso dell’Albergheria svolge infatti da anni un vero e proprio servizio ecologico per la cittadinanza, necessario non solo per chi vende o scambia. Un’esperienza unica che garantisce lavoro onesto e reddito a centinaia di famiglie e ad altre migliaia di acquistare a prezzi bassi, riducendo i rifiuti.

 

Purtroppo oggi il percorso di formalizzazione è stato interrotto. Il mercato è tornato a svolgersi in maniera informale, penalizzando mercatari e residenti. La giunta attuale guidata dal centrodestra vuole elaborare un nuovo progetto per l’area.

 

Sarebbe davvero un enorme spreco di opportunità se non cogliesse l’eccezionalità di un percorso che dal basso genera risposte che le istituzioni non sono più in grado di garantire. Per questo, la rete di supporto che accompagna la battaglia dei mercatari, che va dall’Università di Palermo ad Emmaus passando per Sos Ballarò, chiede alla nuova giunta di continuare a riconoscere l’enorme valore delle attività dell’usato sia per ridurre i rifiuti che come forma di reddito di autodeterminazione, contrastando la gentrificazione attraverso una vera economia di prossimità in grado di rigenerare i territori. Ecosufficienza e non solo ecoefficienza, partendo dai bisogni di chi è rimasto indietro. La lotta dei mercatari è un esempio concreto di cosa vuol dire mettere insieme giustizia sociale e giustizia ambientale attraverso l’approccio all’ecologia integrale.

 

Nonostante si parli tanto di economia circolare e rigenerazione urbana, gli unici percorsi efficaci sono quelli che partono dall’ecologismo dei poveri e da esperienze di coprogettazione e coprogrammazione in grado di garantire la partecipazione delle comunità territoriali. La risposta alla crisi di sistema che rende sempre più sbiadita la nostra democrazia viene dal basso, usa la creatività e mette insieme il grido degli esclusi e quello della Terra. Facciamo Eco!