Noi e voi
«L'amore è il grande antidoto contro gli orrori della guerra»
Un aneddoto familiare legato alla seconda guerra Mondiale diventa il viatico per ricordare che, anche nei momenti più tragici della storia, i sentimenti possono fare la differenza. Da una lettera arrivata in redazione
Cara Rossini,
si avvicina la Festa della mamma e io vorrei ricordare la mia e i lunghi pomeriggi passati con lei in cucina, mentre preparava la cena e mi raccontava episodi della sua vita. Una volta mi disse che durante la guerra l’esercito alleato aveva requisito parte del palazzo in cui abitavamo e un ufficiale inglese aveva occupato una camera del nostro appartamento. Mi raccontò che ogni mattina, dopo avere chiesto permesso, l’ufficiale entrava in cucina, preparava personalmente il caffè (cosa assai rara e preziosa di quei tempi) e lo condivideva con lei.
Spesso l’aiutava a pulire le stoviglie e a rimettere in ordine, cosa che all’epoca nessun maschio italiano avrebbe mai fatto! Non mi disse altro né io chiesi altro, aggiunse solo che era un uomo bello e gentile. Mia madre aveva meno di quarant’anni, era bella, leggermente in carne, una pelle bianca e vellutata che odorava di buono. Ora, ricordandola, mi sembra di avere colto nei suoi occhi una luce che le illuminava ancora di più il viso. Ho custodito gelosamente questa sua confidenza preservandola da contaminazioni e da ammiccamenti. Dopo tanto tempo ne parlo a lei e mi viene di pensare con tenerezza a quell’ufficiale inglese dai modi gentili nella grande cucina di casa, con mia madre, da soli… Chissà… Io capirei!
Raffaele Pisani
La risposta di Stefania Rossini
Tutti capiremmo, caro Pisani, e tutti apprezzeremmo il delicato incontro a cui, forse, si è lasciata andare sua madre. L’amore è un grande antidoto agli orrori della guerra, tanto che molti soldati americani tornarono in patria con mogli o compagne straniere, spesso accompagnate dai bambini nati dalla loro relazione. Negli anni seguenti, sono state poi oltre centomila le cosiddette spose di guerra che raggiunsero i loro amati negli Stati Uniti. Diecimila erano italiane. Un’immigrazione sentimentale da ricordare come un inno all’amore e alla pace.
Per scriverci stefania.rossini@lespresso.it