Città invivibili, abitanti inferociti contro le masse di visitatori. Una nuova sfida per i governi

In questo numero de L’Espresso, analizziamo le cause del sovraffollamento turistico e le possibili soluzioni. Discutiamo delle politiche adottate in diverse parti del mondo per arginare il fenomeno e delle proposte in campo per garantire che il turismo continui a essere una risorsa, senza però diventare una maledizione per chi vive nelle destinazioni più ambite.

Lo chiamano, con una parola nuova, overtourism, un fenomeno che l’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce come «l’impatto del turismo su una destinazione, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini, ma anche la qualità delle esperienze dei visitatori». Con 1,7 miliardi di persone che ogni anno varcano le proprie frontiere per godersi una settimana all’estero, il problema è ormai sotto gli occhi di tutti.

Le immagini delle folle in attesa dei traghetti a Santorini o per le strade delle cittadine del Salento hanno fatto il giro dei social media, diventando simboli di un fenomeno che, se non gestito, rischia di distruggere ciò che rende uniche queste destinazioni. Dalla nostra inchiesta, firmata anche da Daniele Mastrogiacomo, emerge come il mercato delle vacanze traini intere economie, ma l’impennata di visite presenti un conto salato. Città sature e abitanti inferociti sono il prezzo che molte comunità stanno pagando. Dalla Thailandia al Perù, dalla Catalogna al Costa Rica, sono scattate misure drastiche per contenere l’impatto del turismo di massa.

Anche perché, quando la percentuale delle presenze raggiunge proporzioni inaccettabili, i rapporti fra residenti e turisti diventano tesi e ostili. E, come bene documenta la nostra inchiesta, la risposta delle popolazioni locali non si è fatta attendere: a Barcellona gli abitanti hanno iniziato ad annaffiare con pistole ad acqua i turisti tra i tavolini affollati dei bar e dei ristoranti. La difficoltà nell’approvvigionamento idrico è un altro aspetto che sta provocando proteste e tensioni.

L’overtourism sta stravolgendo soprattutto le grandi città, svuotando i centri storici dai residenti e facendo schizzare alle stelle i prezzi degli affitti. Gli amministratori locali cercano di correre ai ripari chiedendo nuove norme e proponendo di alzare i prezzi delle tasse di soggiorno. Venezia, considerata la capitale mondiale dell’overtourism, con un rapporto di 73,8 turisti per abitante, ha già provveduto ad applicare una tassa d’ingresso di 5 euro ai turisti giornalieri. Una delle proposte in fase di studio del governo prevede un’imposta di soggiorno fino a 25 euro, applicabile non solo alle città e località turistiche, ma a tutti i comuni. Gli importi sarebbero proporzionali al prezzo del pernottamento, con un minimo di 5 euro per una stanza da 100 euro. Tuttavia, Federalberghi e Confindustria Alberghi hanno già espresso il loro dissenso.

Intanto gli esperti sottolineano la necessità di ripensare le città come luoghi dell’abitare e non solo come generatori di ricchezza. La qualità della vita dei residenti deve tornare ad essere una priorità, altrimenti si rischia di distruggere l’essenza stessa delle destinazioni turistiche. Il turismo deve essere sostenibile e le misure adottate devono tenere conto sia delle esigenze economiche che del benessere delle comunità locali.

Il futuro del turismo passa per un equilibrio delicato tra accoglienza e sostenibilità. È una sfida che richiede l’impegno di tutti: governi, amministrazioni locali, imprenditori del settore turistico e cittadini. Solo così potremo garantire che il viaggio resti un’esperienza arricchente per tutti, senza compromettere la qualità della vita nelle nostre città.