Editoriale

«L'Autonomia differenziata spacca l'Italia. Perciò L'Espresso sostiene il referendum abrogativo»

di Emilio Carelli   14 agosto 2024

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Il nostro settimanale sposa la raccolta firme promossa dal fronte progressista. Perché il Paese è alle prese con sfide difficili e non ha bisogno di una legge che allarghi il divario tra Regioni

L’Italia che si ritrova sotto l’ombrellone di questo Ferragosto 2024 è un Paese che, nonostante la timida crescita economica, deve fare i conti con sfide profonde e tensioni crescenti, sia sul fronte interno che internazionale. Il Rapporto annuale dell’Istat ci ha fornito una fotografia chiara ma preoccupante: il Pil è finalmente tornato ai livelli pre-crisi del 2007, ma questa crescita non è stata accompagnata da un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Anzi, la povertà ha raggiunto livelli record, segno di un Paese in cui la ripresa economica è stata diseguale e troppo spesso non inclusiva.

 

Il lavoro, sebbene in aumento, soffre per la crescente incidenza di occupazioni a basso reddito e di breve durata, oltre a un divario tra Nord e Sud che sembra allargarsi piuttosto che ridursi. Una questione che si lega strettamente alla legge sull’Autonomia differenziata approvata nel giugno scorso, che risponde principalmente alle richieste delle Regioni settentrionali, mirando a differenziare l’azione pubblica con vantaggi evidenti per le Regioni più ricche. Anche la Commissione europea ha espresso riserve, evidenziando i pericoli per le finanze e la coesione del Paese.

 

L’Espresso sosterrà l’iniziativa del fronte progressista per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo. La posta in gioco è troppo alta per rimanere indifferenti: la legge rischia di accentuare le disparità tra le Regioni, mettendo a repentaglio l’unità nazionale e la solidarietà sociale che dovrebbero invece essere i pilastri della nostra Repubblica.

 

Sul fronte politico l’attenzione si è recentemente focalizzata sul decreto del governo, approvato dal Parlamento, che ha abolito il reato di abuso d’ufficio, modificato il reato di traffico di influenze e limitato l’uso delle intercettazioni telefoniche e del ricorso alla carcerazione preventiva. La firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la promulgazione è giunta allo scadere dei termini previsti dalla legge, segno, secondo molti osservatori, di una certa riluttanza del Quirinale. Severe le critiche dell’Anm che ha duramente contestato la riforma, sostenendo che i cittadini saranno più soli di fronte alla criminalità e che la lotta alla corruzione subirà un duro colpo.

 

Lo scenario internazionale che ci fa compagnia sotto l’ombrellone vede l’inasprirsi dei due conflitti che continuano a scuotere il mondo: quello in Ucraina e quello tra Hamas e Israele in Medio Oriente. Entrambi, lungi dall’avviarsi verso una soluzione diplomatica, sembrano piuttosto avvicinarsi pericolosamente a una nuova escalation. Intanto le diplomazie internazionali faticano a trovare una via d’uscita e gli appelli accorati del Papa per la pace cadono nel vuoto.

 

Il contesto europeo registra la delusione delle destre che nonostante le affermazioni in alcuni Stati dell’Unione, non sono riuscite a incidere sulla nuova governance di Bruxelles dopo le elezioni di giugno per il Parlamento europeo. Speravano di giocare un ruolo inedito e da protagoniste. Ma non ci sono riuscite.

 

E poi c’è la campagna presidenziale americana,  ricca di colpi di scena senza precedenti: il fallito attentato contro il candidato repubblicano Donald Trump e la rinuncia del candidato democratico Joe Biden, che ha deciso di cedere il passo alla sua vice, Kamala Harris, aprendo una nuova inaspettata fase nella politica statunitense.

 

Infine, non possiamo dimenticare le Olimpiadi, appena terminate, che, oltre agli ori, agli argenti e ai bronzi, hanno visto un’Italia da record nei quarti posti. Ai tanti giovani che hanno sfiorato il podio a Parigi, auguriamo di rifarsi a Los Angeles nel 2028.

 

Buon Ferragosto a tutti i lettori de L’Espresso!