Editoriale
Tra Autonomia differenziata e premierato, sul Paese s’allunga l’ombra del pasticcio costituzionale
L’Espresso si unisce alle voci che criticano la riduzione dei poteri del presidente della Repubblica. L’approvazione del ddl Calderoli, poi, aumenta lo squilibrio tra Regioni. Occorre una riflessione seria e un lavoro congiunto delle forze politiche
La copertina di questo numero de L’Espresso è dedicata a un tema di cruciale importanza per il futuro del nostro Paese: la riforma costituzionale del premierato, che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Questa riforma, sostenuta con vigore dall’attuale governo, promette di dare all’Italia governi più stabili e di rispettare in maniera più precisa la volontà degli elettori.
La storia politica italiana è tristemente segnata da un’instabilità cronica. Nessun governo, sinora, è riuscito a completare il proprio mandato quinquennale. La promessa del premierato è quella di interrompere questo ciclo, assicurando che il premio di maggioranza e il meccanismo di scioglimento delle Camere conferiscano maggiore continuità e potere agli esecutivi eletti dal popolo. Il ddl introduce, inoltre, un elemento di discontinuità rispetto al passato: in caso di crisi di governo, il presidente della Repubblica non potrà più nominare un governo tecnico; un passaggio che mira a rispettare maggiormente la volontà elettorale.
L’Espresso unisce la sua voce a quella dei numerosi costituzionalisti che hanno espresso perplessità riguardo alla riduzione delle prerogative e dei poteri del presidente della Repubblica e per i quali il testo attuale rappresenta un vero e proprio pasticcio costituzionale. Le proposte precedenti avevano tentato di importare il modello del premierato in Italia con equilibrio, basandosi sull’indicazione (piuttosto che sull’elezione diretta) di un primo ministro, inserito in un contesto maggioritario e dotato di poteri analoghi a quelli del Cancelliere tedesco. Invece, la riforma attuale sembra discostarsi notevolmente da queste linee guida, introducendo un sistema che potrebbe destabilizzare ulteriormente il quadro istituzionale italiano.
L’incertezza su questa riforma è palpabile e non solo per la mole di emendamenti – oltre 3.000 – presentati dalle opposizioni. La sua approvazione definitiva dipenderà da un referendum confermativo, qualora non si raggiunga la soglia dei due terzi dei voti in Parlamento. Di qui il titolo della nostra copertina: “Il fantasma del premierato”. La riforma, infatti, aleggia come un’ombra incerta, minacciata dalle profonde divisioni politiche e dalle possibili insidie del referendum.
Intanto alla Camera passa un’altra riforma di grande rilievo: quella dell’Autonomia differenziata. Il disegno di legge Calderoli prevede di concedere maggiore discrezionalità alle Regioni su 20 materie, inclusa la devoluzione fiscale. Con un grande timore: c’è il rischio che la devoluzione, partendo senza che la divergenza dei livelli dei servizi sia stata sanata, potrebbe accentuare le già evidenti disparità sociali e territoriali del Paese. Questa riforma, a differenza del premierato, ha seguito un iter legislativo più semplice, ma non per questo meno controverso, come dimostra il clima da guerriglia parlamentare culminato negli scontri in Aula…
In un contesto politico già di per sé complesso, queste riforme rappresentano crocevia cruciali per il futuro istituzionale del nostro Paese. La promessa di un’Italia più stabile e rispettosa della volontà popolare è senza dubbio affascinante, ma le modalità e le implicazioni di tali cambiamenti richiedono un esame critico e approfondito e soprattutto richiedono che tutte le forze politiche lavorino insieme. Noi de L’Espresso continueremo a vigilare e a raccontare con rigore tutte le sfaccettature di questo importante capitolo della nostra storia politica.