Opinioni
15 ottobre, 2025Specismo e abilismo sono il prodotto dello stesso sistema, fatto di controllo e prevaricazione
"In che modo comunicano disabilità e animalità?” Sabato 4 ottobre le sorelle Astra e Sunaura Taylor sono state in conversazione al Teatro Comunale di Ferrara cercando di rispondere anche a questa domanda. Astra è una regista e agitatrice politica, Sunaura una pittrice, professoressa e attivista. Con un ibrido di pratiche artistiche e accademiche le sorelle Taylor discutono su come attivare una solidarietà capace di sradicare un sistema di oppressione multilivello.
Il legame tra un corpo considerato non-normato e quindi “disabilizzato” ha infatti molto in comune con l’oppressione degli altri animali. “Bestie da soma. Disabilità e liberazione animale” di Sunaura è un libro guida nel mettere a sistema due mondi apparentemente lontani. Marco Reggio e feminoska, che hanno curato l’edizione italiana del libro, spiegano: «Per noi è stato un libro rivelazione, siamo convinti che le lotte non possano mai essere pensate separate». Tenere nello stesso campo visivo l’industria animale e la definizione di disabilità disinnesca un intero sistema-mondo fatto di violenze e soprusi, ma prima di tutto di controllo.
Nel testo di Taylor è spiegato come spesso ci si riferisca a un corpo umano come a un corpo che “non funziona”, come a una “scimmia”; degradato e declassato quindi da umano a bestia. Non è un caso: una società “abilista” è una società che trae profitto da un corpo abile perché può produrre, si dice infatti un corpo che “funziona”, proprio come fosse una macchina. Similmente una società “specista” è una società che trae beneficio, economico prima di tutto, nel sottomettere le altre specie e dove ciò che non produce più viene di conseguenza distrutto. “Il legame tra animalità e disabilità” raccontano le sorelle Taylor “ha molto da dire anche sulla questione palestinese”.
Anche Marco Reggio e feminoska ci ricordano il continuo utilizzo del termine “animali umani” da parte del governo israeliano per rivolgersi ai palestinesi. Le de-umanizzazione di un popolo non viene dal nulla, nasce invece da decenni di islamofobia, di odio radicato e direzionato. Fino a eguagliarli esattamente a bestie, così da giustificarne la morte, il sacrificio, per un ideale più alto, più umano, perché appunto non-animale. «In più», commenta Sunaura, «la Striscia di Gaza ospita oggi il più alto numero di bambini amputati al mondo. Oltre l'ottanta per cento di tutta la vegetazione è stata distrutta». L’evento che, all’interno del Festival dell’Internazionale a Ferrara, ha ospitato le sorelle Taylor, si intitolava “solidarietà radicale” a cui però Astra preferisce la “solidarietà trasformativa” perché «siamo noi stessi a cambiare attraverso il processo di creazione e pratica della solidarietà: è una trasformazione sia a livello personale che politico». Ci si aspetterebbe che tali processi avvengano in comunità. Una parola però, secondo Astra, al momento un po’ scivolosa. Commenta infatti come «viviamo in un periodo di crescente nazionalismo etnico dove è importante saper riconoscere e sconfiggere la solidarietà reazionaria».
«Ovvero», spiega la regista, «un gemello oscuro che riduce il mondo a nazioni fortificate o bunker privati». La conversazione tra le sorelle Taylor è stata essenziale per comprendere che una società più giusta non nasce spontaneamente: le possibili resistenze sono molteplici, ma vanno allenate. Partire sapendo definire animale e umano, solidale e comunitario, è un buon inizio.
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