Opinioni
21 ottobre, 2025L’attacco a scuole e università sulla questione ebraica e sull’islam devia totalmente dalle responsabilità
Bisogna rileggere Alan Moore, e non solo quei capolavori che sono Watchmen e V per vendetta, quanto i racconti contenuti in Illuminations, e in particolare Cosa ci è dato di sapere su Thunderman, dove si scoprono diverse verità sul mondo del fumetto, e sul nostro. Basterà un passaggio: «Volevano grandi nemici e drammatici colpi di scena, a prescindere dal fatto che la loro verosimiglianza fosse forzata, e volevano un personaggio tanto improbabile quanto memorabile che offrisse loro soluzioni facili e al limite del credibile, proprio come le minacce immaginarie che dovevano arginare».
Ora, io non so se i ministri dell’attuale governo siano lettori di Moore e nemmeno di fumetti, ma le minacce immaginarie le conoscono bene, e alcune le praticano in prima persona. Prendiamo Eugenia Roccella, che negli ultimi giorni ha sorpreso persino i roccellologi più avveduti prendendosela con le “gite” (sic) ad Auschwitz («secondo me sono state un modo per ripetere che l'antisemitismo era una questione fascista e basta»),e subito dopo con le università, definite «fra i peggiori luoghi di non-riflessione» (sic, di nuovo).
L’attacco alle università è interessante perché è perfettamente in linea con quello sferrato un anno e mezzo fa dal senatore Maurizio Gasparri, che disse testualmente: «L’Università Normale di Pisa si è avviata su un percorso di antisemitismo come quella di Torino». Proprio Gasparri, lo scorso agosto, ha presentato un disegno di legge, attualmente in discussione alla commissione Affari Costituzionali, dove impegna il ministro dell’Istruzione e del merito a istituire corsi annuali di formazione per contrastare «le manifestazioni di antisemitismo, incluso l’antisionismo».
Se è evidente che confondere le due cose è quanto meno poco serio, è altrettanto evidente che dalle destre si prova a ribaltare la storia stessa, a sganciare l’antisemitismo dal fascismo e a cercare altrove i grandi nemici di cui parlava Alan Moore. Per capirlo fino in fondo, facciamo entrare in scena l’onorevole Rossano Sasso, Lega, che ha presentato una mozione per limitare gli incontri e le riflessioni sull’Islam, dove si dice testualmente che «la libertà di insegnamento è sancita dall’articolo 33 della Costituzione italiana, ma non può essere considerata assoluta», il che suona come il famoso «il diritto internazionale conta fino a un certo punto» di Tajani. Nel corso dell’audizione alla commissione Cultura della Camera, l’onorevole ha anche detto che il compito della scuola «è quello di distinguere il bene dal male», e il male sono gli imam che entrano nelle scuole italiane all’insaputa di tutti leggendo versetti pericolosi.
La scuola, insomma, sarebbe quella dove si intraprendono percorsi di antisemitismo, si incita alla radicalizzazione islamica e dove non si riflette. In questo quadro sconcertante delineato dai rappresentanti degli elettori non entrano gli argomenti scomodi: e questa volta non parliamo di stipendi degli insegnanti o di edifici fatiscenti (che pure sono punti chiave), ma di educazione sessuale e sentimentale, che dalle scuole italiane è praticamente espulsa. Per questo, la cosa preziosa di oggi è Senza legge-Perché l’educazione sessuo-affettiva è una questione politica, che esce per Tlon ed è scritto da Celeste Costantino, Giulia Minoli e Monica Pasquino, con Alessia Crocini e Lella Palladino. Dove si racconta quello che le reti delle donne hanno fatto e fanno comunque con i loro progetti, in mezzo alle enormi difficoltà dovute alla mancanza di una legge. Ma, come direbbe Alan Moore, le destre prescindono dalla verosimiglianza.
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