Opinioni
26 novembre, 2025Dodici milioni di euro della Regione con il pretesto di contrastare il calo demografico
Il 25 novembre, giornata contro la violenza patriarcale, le mobilitazioni sono state in tutta Italia. Significativa la tensione a Roma il 22, vista l’approvazione della legge regionale 207/2025 volta a «promuovere la natalità, sostenere le famiglie e la crescita demografica». Il nodo romano di Non una di meno (Nudm) ha parlato di «una legge che vanifica le conquiste di cinquant’anni di lotte transfemministe». Graziella, dell’assemblea romana di Nudm e del Coordinamento consultori, ha definito la proposta mossa «soltanto da una logica patriarcale e fascista, basata sulla paura».
Il progetto, denominato “famiglia giovane", con un investimento previsto di circa 12 milioni di euro in tre anni, intende incentivare «la formazione di nuovi nuclei familiari, l’autonomia delle giovani coppie e la genitorialità». La proposta esclude famiglie mono e omogenitoriali così come la genitorialità adottiva.
Già lo scorso 14 ottobre il Coordinamento consultori è stato in audizione alla Regione Lazio per esplicitare «la forte impostazione ideologica del testo». Tra gli altri punti critici c’è anche il riconoscimento giuridico del “nascituro” già dal concepimento. L’assemblea romana di Nudm riassume: «Si offrono benefit, ricattabili e strumentali, a chi non abortisce».
Nello specifico la proposta di legge prevede un quadro di interventi «a sostegno della famiglia e della natalità»: benefici economici, servizi di prossimità, strumenti per la conciliazione vita-lavoro, sostegno alla genitorialità, progetti dedicati alla “maternità fragile” e alle famiglie numerose. Con i suoi 27 articoli, la legge si propone di «contrastare il calo demografico e di rafforzare e supportare la famiglia come soggetto centrale della società civile». Solo per alcuni tipi di famiglie.
Facile comprendere come le forti critiche siano emerse soprattutto sulla definizione di famiglia e di nascituro, ma non solo: c’è un chiaro conflitto delle proposte con le leggi nazionali. Dai fondi sono infatti esclusi i consultori ovvero le uniche strutture sociosanitarie sul territorio gratuite e laiche, come previste dalla legge nazionale 194/1978; luoghi che andrebbero potenziati con nuove assunzioni e spazi. Graziella di Nudm Roma ha analizzato nella proposta di legge un’erosione del pubblico a favore del «privato che dilaga e lobby antiabortiste che vengono finanziate, seguendo ciò che è stato già fatto, per esempio, nelle Marche e in Piemonte». L’allarme è quindi nazionale e lo saranno le mobilitazioni e l’assemblea del 23 a Roma. Nelle parole del nodo romano di Nudm: «Il calo demografico, da loro denunciato, va risolto con il welfare sociale, reddito, sanità pubblica e politiche abitative, non trasformandoci in incubatrici dello Stato». A riaccendere lo scontro anche il tema dell’educazione affettiva nelle scuole, già al centro del dibattito con il ddl Valditara. Nella proposta del Lazio, l’articolo 2 stabilisce che la Regione intende «sostenere il diritto dei genitori di scegliere i percorsi educativi ritenuti più adeguati per i propri figli, anche attraverso la prassi del consenso informato»; una formula volta a erodere l’autodeterminazione e la libertà dei più giovani. Insomma, nelle parole del coordinamento, la legge non è modificabile, va rigettata per intero. Le mobilitazioni dei prossimi giorni hanno il compito di rendere la “marea transfemminista” impossibile da ignorare.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Bella, ciao - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 21 novembre, è disponibile in edicola e in app



