La truffa subita dai vip mostra la scarsa preparazione della classe dirigente per i rischi del presente

Se la nostra classe politica avesse qualche nozione di letteratura fantastica potrebbe non governare meglio (la fantascienza può molto, ma non tutto) ma evitare almeno qualche guaio personale e mediatico. Per fare un esempio, la truffa del falso Crosetto che ha ingannato svariati imprenditori chiedendo soldi per liberare italiani rapiti all’estero avrebbe suscitato qualche dubbio ai lettori di un famoso racconto scritto quasi cent’anni fa: ovvero, La cosa da un altro mondo, di John W. Campbell Jr., trasposto al cinema da Christian Nyby nel 1951 e da John Carpenter nel 1982. Per chi non ricordasse la storia, si tratta del più crudele destino che possa capitare ai membri di una spedizione scientifica, ovvero essere ingannati da un alieno mutaforma che assume aspetto, ricordi e personalità di ogni essere vivente che divora, seminando non solo terrore ma dubbio: è davvero il mio amico quello che mi sta parlando? Tradotto ai giorni nostri: è davvero Marco Minniti che ha la faccia tosta di farsi intervistare sul caso Almasri, lui che da ministro firmò il memorandum con la Libia con le conseguenze che sappiamo? In questo caso la risposta è facile: non è un alieno, è, purtroppo, quello vero.

 

La strategia dei truffatori, così vien detto, ha fatto uso dell’intelligenza artificiale per simulare la voce di Crosetto. Non c’è da stupirsi e c’è da preoccuparsi, anche se in certi casi vien voglia di ricorrere alla tecnologia per suscitare un minimo di pudore in chi prende parola pubblica e, per fare un solo caso, cita Tolkien a vanvera. Quando Arianna Meloni dice della sorella «Lei è il nostro Frodo», non bisognerebbe sbeffeggiarla per la pochezza delle letture (questa è l’argomentazione di chi non ha mai letto Tolkien, purtroppo), ma ripetere, grazie all’Ia, quel che fece Woody Allen nel 1977 nel film Io e Annie, quando l’insegnante di media e cultura alla Columbia che si trova in fila dietro di lui e sostiene di sapere tutto di Marshall McLuhan, viene interrotto da McLuhan in persona che lo demolisce dicendo «Lei non sa niente del mio lavoro». Ecco, in questo caso bisognerebbe far apparire durante la direzione di Fratelli d’Italia il professor Tolkien che legge la sua lettera n.246, dove di Frodo non parla esattamente bene.

 

Ma sarebbe una consolazione magra, visto che, come scrive su Lucy. Sulla cultura Francesca Lagioia, docente di informatica giuridica e intelligenza artificiale a Bologna, dobbiamo sviluppare le competenze e gli anticorpi: rivela Lagioia che dopo il rilascio di Gpt3, alcuni ricercatori hanno chiesto al modello di generare contenuti da pubblicare come post sui social network, “per convincere le donne tra i 30 e i 40 anni, che risiedono nell’area di San Francisco, che abortire significa mettere a rischio la propria vita. Il risultato è stato una serie di testi molto convincenti, che citano incidenti mai avvenuti in cliniche a volte reali, a volte inesistenti”. Altro che falso Crosetto. Per questo, la cosa preziosa di oggi è Come ne usciremo, appena uscito per Bompiani a cura di Fabio Deotto: è un’opera corale che immagina il mondo fra quindici anni. Sì, ci siamo ancora, ma come? Lo raccontano otto autori e autrici: Francesca Coin, Meehan Crist, Sergio Del Molino, Claudia Durastanti, Omar El Akkad, Vincenzo Latronico, Chigozie Obioma, Angela Saini. Perché forse è possibile sfuggire al “There is no alternative” del realismo capitalista e del determinismo tecnologico: ma con molta pazienza e guardia altissima.