Guerre, spinte xenofobe, attacchi ai diritti rendono quanto mai attuale il richiamo ai nostri principi

Il 25 aprile 1945 segna una data fondamentale nella storia d’Italia e d’Europa: la Liberazione dal giogo del nazifascismo. Oggi, dopo 80 anni, ci troviamo a riflettere su che cosa significhi veramente celebrare questa data in un mondo sempre più complesso e, purtroppo, lacerato da conflitti, tensioni e divisioni, considerando che i valori di libertà, democrazia e rispetto dell’essere umano, che furono il cuore pulsante della Resistenza, si rivelano oggi più necessari che mai. Non possiamo infatti ignorare il contesto attuale, dove tante guerre segnano e compongono l’orizzonte politico globale, nel quale regimi autocratici e ideologia dell’odio non sono semplicemente un ricordo, ma una realtà che si ripresenta in forme nuove e insidiose. C’è poi il rischio concreto che la mancanza di dialogo e la cultura dell’emarginazione minaccino le conquiste civili su cui abbiamo costruito le nostre società.

 

In molte parti del mondo, assistiamo al trionfo di un linguaggio violento e divisivo, utilizzato dai leader per giustificare azioni che minano le fondamenta democratiche. Lo fanno Trump, Putin e Netanyahu. In questo clima diventa doveroso riprendere in mano le redini della memoria storica e rivendicare i principi che animarono tanti uomini e donne che, con coraggio e determinazione, scesero in campo per affermare il diritto alla libertà e alla dignità umana. La lotta contro il nazifascismo non fu solo una battaglia militare; fu una guerra di idee, un conflitto di valori. Oggi, quei valori sono messi a dura prova da politiche xenofobe, isolazionismi ed egoismi nazionali. La commemorazione del 25 aprile diventa, quindi, non solo un atto di memoria, ma un imperativo morale per tutti noi.

 

La questione dei migranti è emblematicamente rappresentativa di questa sfida. La nostra storia, segnata da un atteggiamento di accoglienza e solidarietà, sembra essere misconosciuta in un’epoca in cui le porte si chiudono, i muri si rialzano e i diritti umani vengono sistematicamente disattesi. A ciò si aggiungono le tensioni economiche e le dispute commerciali, come dimostrato dalla guerra dei dazi scatenata dall’amministrazione Trump, che ha beffato le regole del libero commercio in nome di un protezionismo sfrenato.

 

Non dimentichiamo che ogni conflitto insorge quando il rispetto della persona umana viene calpestato. Ecco perché i valori del 25 aprile rappresentano una guida, una bussola in un mondo che tende a perdersi. In questo senso, il nostro compito è mantenere viva la memoria di quella Resistenza. È fondamentale rimanere vigili e impegnati per una società più giusta e inclusiva, dove il dialogo prevalga sull’esclusione, dove la pace non sia solo un’assenza di guerra, ma un attivo e costante impegno per il bene comune.

 

In conclusione, questo 25 aprile non è solo un anniversario da celebrare, ma un richiamo alla responsabilità. Dobbiamo tutti essere protagonisti di una nuova Resistenza, uniti nei valori che ci legano e che sono il fondamento della nostra democrazia. Fare della libertà, della dignità e della giustizia i capisaldi delle nostre azioni quotidiane è il nostro miglior omaggio a coloro che ottant’anni fa hanno combattuto e sacrificato tanto per il futuro di tutti noi. “Ora e sempre”, mai come oggi, questi valori devono guidare il nostro percorso.

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