Non si placano le polemiche per le parole di Musumeci sulle celebrazioni che cadono nei 5 giorni di lutto per il Papa. Zaia si smarca dal Carroccio: "Con la Liberazione la nostra società ha ripreso un cammino di riscatto"

C’è un Comune lombardo che ha colto al balzo l’invito del governo alla “sobrietà” per le manifestazioni del 25 aprile e ha vietato “Bella ciao”: a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, una nota firmata dal presidente del Consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, prescrive di non effettuare “brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell’Attenti”. Dopo le proteste dell’Anpi locale, che ha annunciato che “si potrà impedire alla banda di suonare Bella ciao ma non ai cittadini di cantarla”, l’amministrazione comunale ha provato a metterci una toppa spiegando che il divieto di accompagnamento musicale”, come dalla nota inviata alle associazioni, è solo per le prime quattro tappe del corteo, mentre il programma rimarrà invariato per la tappa al monumento ai Caduti e la conclusione in piazza Roma”.

 

Già subito dopo le parole del ministro Nello Musumeci, seguite al Cdm che ha proclamato cinque giorni di lutto per la morte di Papa Francesco, partiti di opposizione e associazioni della società civile avevano denunciato il tentativo di silenziare, "sfruttando" il cordoglio per la scomparsa del pontefice, un appuntamento - l’anniversario della Liberazione, l’ottantesimo - mai visto di buon occhio dalla destra al governo. E in effetti, tentativi come quello di Romano di Lombardia si stanno diffondendo a macchia d’olio. A Lodi la Lega ha chiesto ufficialmente al Comune di “rivedere” le manifestazioni" del 25 aprile. La richiesta via mail al sindaco Andrea Furegato del Pd è arrivata dalla capogruppo del Carroccio in Consiglio comunale, Eleonora Ferri: “In questi giorni - ha scritto la consigliera - a nostra comunità si trova a vivere in un clima di tristezza e silenzio a causa della perdita del Sommo Pontefice. In virtù della decisione del Consiglio dei Ministri di proclamare 5 giorni di lutto nazionale a partire dal 22 aprile e in ottemperanza alle indicazioni fornite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che prevede bandiere a mezz'asta e di moderare le manifestazioni pubbliche, le chiedo, cortesemente, di rivedere il programma delle celebrazioni per l'80esimo anniversario del 25 aprile”. A Domodossola si ridimensionano gli eventi e si cancellano le sfilate, mentre ci saranno regolarmente solo gli appuntamenti istituzionali. A Cinisello Balsamo l'amministrazione comunale leghista cancella il comizio dei rappresentanti dell'Anpi e le bandiere politiche al corteo. Ad Ancona, invece, il sindaco di Forza Italia, Daniele Silvetti, ha deciso di vietare la musica - “il concerto e l’accompagnamento della banda” - ai cortei che celebrano gli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ma anche a Cesena, dove governa il Pd con Enzo Lattuca, è stato annullato il concerto previsto per il 24 aprile.

 

Una voce contraria si è alzata da Milano, nella città medaglia d’oro al merito militare che il 25 aprile di 80 anni fa è stata liberata dall’occupazione nazifascista, dove il sindaco Beppe Sala si è chiesto cosa intendesse il governo con “sobrietà”. “Non so cosa intendo il governo con ‘sobrio’ — ha detto il primo cittadino milanese —. Bisognerà fase una manifestazione ovviamente con il senso che ha il 25 aprile”. Ma un'altra voce stridente all'interno del centrodestra è quella del presidente del Veneto Luca Zaia che, contrariamente alla linea del suo partito, la Lega, ha ricordato come il 25 aprile è "un anniversario ancora più importante quest'anno. Sono 80 anni, infatti, che con la Liberazione il nostro Paese ha ritrovato il suo posto naturale in quella comunità internazionale che condivide gli ideali di libertà e democrazia. Da quella data - ha continuato - la nostra società ha ripreso un cammino di riscatto".

 

E questa mattina (24 aprile), alla vigilia della festa della Liberazione, è intervenuto in prima persona anche il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, in un articolo pubblicato da Libertà e Giustizia: “Fratelli, cura, dono, bene comune, ecologia della vita quotidiana. E specialmente pace. Sono il lessico di Bergoglio in cui in tanti, laici e cattolici, ci siamo riconosciuti (e spesso conosciuti) nel tempo del suo pontificato e in particolare negli ultimi anni, quando quella 'terza guerra mondiale a pezzi' da lui tante volte paventata e denunciata è diventata sempre più invasiva e sanguinosa [...] Ecco la festa. Festeggiamo la fine del fascismo, del nazismo e della guerra, e non vogliamo vedere mai più né il fascismo, né il nazismo, né la guerra. È la festa della democrazia, della libertà e dell’eguaglianza”. Pagliarulo ha ricordato che quella del 25 aprile è una festa e non "una sagra paesana, né un giro di valzer. È una festa democratica e repubblicana perché esattamente ottant'anni fa fu sconfitta la dittatura fascista e l'Italia fu libera; fu cacciato l'invasore nazista, e l'Italia fu liberata. Ma anche perché quel 25 aprile 1945 si festeggiava la fine della guerra, col suo carico di morti, distruzioni, violenze, paura. Si festeggiava l'avvento della democrazia e il ritorno della pace”.

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