È partita la corsa al chiudersi dentro. Riparare in un luogo protetto, tenendo fuori persone e fatti scomodi. Una tendenza pericolosa

È facile e lo hanno raccontato in molti: il mondo muore ma qualche provvidenziale terrestre ha accumulato provviste nel bunker che ha pensato bene di costruirsi e si salva dalla catastrofe. Oggi i bunker, peraltro, sono raffinatissimi: in Virginia vengono messi in vendita a 20 milioni di dollari per unità e hanno pure lampadari di cristallo, piscina coperta, pista da bowling e parete da arrampicata. Però, da quando è iniziata la corsa al chiudersi dentro, affiora una domanda che non trova risposta: non è che, in realtà, si vuole soprattutto chiudere fuori gli altri? Nei fatti, aveva già risposto Jean-Paul Sartre nel 1944, con la frase indimenticabile tratta dal testo teatrale “A porte chiuse”: l’inferno sono gli altri.

 

La domanda si ripropone oggi grazie a un importante articolo di Naomi Klein e Astra Taylor per il Guardian sul fascismo della fine dei tempi, dove si racconta il diffondersi fra i più ricchi sostenitori di Trump di una visione del futuro dove il mondo crolla e pochi eletti prosperano nei soliti bunker. Ma l’atteggiamento del bunker è diffuso a ogni livello. Pensiamo a come si sbarra fuori dalle discussioni quotidiane la realtà atroce di Gaza: anche se magari qualche spiraglio si è aperto il 9 maggio, giornata dell’Europa ma anche #GazaLastDay, secondo l’iniziativa lanciata da un folto gruppo di cittadine e cittadini.

 

Di più: pensiamo all’idea di una città-bunker, dove si chiudono fuori quelli che non la pensano come il primo cittadino. Naturalmente non è avvenuto, ma qualche dubbio viene leggendo le dichiarazioni del sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti: il quale ha respinto con sdegno l’accusa di coinvolgimento nella surreale vicenda della fornaia vessata per aver esibito uno striscione antifascista il 25 aprile. E ha aggiunto di aver lavorato sempre per la democrazia: «In città abbiamo recentemente ospitato artisti e scrittori dichiaratamente di sinistra». Detta così, però, sembra che non vedesse l’ora di tenerli fuori.

 

Ancora di più. Evidentemente il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara pensa alla scuola come un bunker, dove l’Occidente primeggia e dove non si può insegnare educazione sessuale senza il consenso preventivo dei genitori. Sarebbe interessante sapere cosa accadrebbe se il ministro decidesse di estendere il controllo delle famiglie sulle altre materie: forse si tornerebbe ai tempi di John Scopes, accusato e condannato (a una multa) nel 1925 per aver insegnato l’evoluzionismo nel Tennessee (si ride e si scherza, ma il Dipartimento dell'Istruzione dell’Iowa ha proposto da poco di sostituire termini come “evoluzione” con espressioni più vaghe come “cambiamento biologico nel tempo”).

 

Per questo, la cosa preziosa di oggi è “Il colpo segreto” di Jessica Anthony, che esce per Sur nella traduzione di Dario Diofebi: siamo nel 1957, e lo Sputnik 2 è in orbita intorno alla Terra con a bordo una cagnolina destinata a morire. Kathleen è una moglie e una madre e va in chiesa tutte le domeniche. Tranne una: è novembre ma fa caldo, e Kathleen decide di tuffarsi nella piscina condominiale. E non vuole più uscire, perché ha intravisto non poche crepe in quel mondo apparentemente magnifico che le viene raccontato. È un piccolo gesto di rivolta cui ne seguiranno molti altri. E forse è il momento di cominciare a pensarci su: non nelle piscine, non nei bunker, ma in tutti i territori possibili.

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