Innovazione
23 luglio, 2025Dodici cittadini iraniani sono stati vittime di azioni di spyware avanzato, illegittimamente installato nei loro dispositivi mobili. È stata Apple a lanciare l’allarme sicurezza
Secondo una nuova indagine condotta dal Miaan Group, un'organizzazione con sede ad Austin, Texas, specializzata nella tutela dei diritti digitali in ambito iraniano, è emersa una preoccupante ondata di sorveglianza digitale contro cittadini iraniani. L’allarme è stato confermato anche da Hamid Kashfi, iraniano esperto di sicurezza informatica e residente in Svezia, con un’analisi indipendente che ha individuato un’ulteriore serie di utenti colpiti che potrebbe essere di gran lunga superiore a quello documentato.
Obiettivi precisi
Attivisti e oppositori sono le prime vittime accertate di questa campagna di sorveglianza. Si tratta di tre individui: due residenti in Iran - membri di una famiglia nota per il proprio impegno politico contro il regime - e una terza persona localizzata in Europa. Tutti e tre hanno ricevuto le notifiche di sicurezza da Apple nell’aprile del 2025. Amir Rashidi, direttore del settore diritti digitali presso il Miaan Group, ha dichiarato che l’indagine ha permesso di identificare almeno tre cicli distinti di attacchi, ognuno caratterizzato da tecniche differenti. Rashidi rivela che i casi rilevati costituiscono solo la punta dell’iceberg di un’operazione più vasta e sistematica, diretta con ogni probabilità dai servizi iraniani con l’obiettivo di monitorare e neutralizzare attivisti e oppositori, sia all'interno del Paese che nella diaspora.
Origine dello spyware
Le analisi forensi preliminari sui dispositivi infettati non sono però riuscite a identificare con precisione la fonte dello spyware utilizzato, per chiarire se i software impiegati provengano o meno da aziende israeliane. A complicare ulteriormente le indagini è la riluttanza delle vittime a collaborare. Chi ha ricevuto le notifiche da Apple ha deciso di non proseguire l’approfondimento tecnico, forse a causa del clima di terrore diffuso e l’impatto psicologico della sorveglianza, che spesso impedisce persino la denuncia pubblica degli abusi subiti.
Fenomeno globale
Il caso iraniano non è isolato, e negli ultimi anni Apple ha avviato un sistema globale di notifiche per avvisare gli utenti colpiti da spyware governativi. Dal 2021 sono stati notificati tentativi di compromissione in oltre 150 Paesi. Anche in Europa si sono verificati casi simili, Italia compresa dove Meta ha avvisato nel 2025 alcuni giornalisti, potenziali “bersagli”. Le successive indagini del Citizen Lab hanno confermato che almeno due dispositivi erano stati infettati con il software Graphite, prodotto da Paragon.
Spyware mercenario
Lo spyware commerciale è disponibile sul mercato e rappresenta una delle maggiori minacce alla sicurezza digitale e ai diritti umani. Quando installato può accedere a ogni aspetto del dispositivo: dalle conversazioni private alla localizzazione Gps, passando per l’attivazione silenziosa di microfono e fotocamera. Capacità che ne fanno uno strumento ideale per il controllo repressivo dei dissidenti politici. A partire dal 2024 Apple ha consigliato alle vittime di queste “infrazioni” di contattare AccessNow, un’organizzazione internazionale attiva nella difesa dei diritti digitali, che offre un servizio di assistenza 24 ore su 24 gestito da esperti specializzati nell’analisi di attacchi spyware. L’associazione ha documentato centinaia di casi a livello globale, contribuendo a far emergere la portata reale di questa nuova forma di repressione tecnologica.
Guerra silenziosa
I conflitti tra Stati vivono di bombardamenti e sanzioni, ma c’è una battaglia più sottile che viene combattuta nel silenzio digitale. L’uso dello spyware contro cittadini iraniani nei mesi che hanno preceduto il conflitto con Israele dimostra come la sorveglianza sia ormai parte integrante delle strategie di controllo statale. Non si tratta solo di difesa o intelligence: la sorveglianza digitale è diventata un'arma a tutti gli effetti, capace di minare la libertà di espressione e di intimidire intere comunità. Questo fenomeno impone una riflessione urgente sulla necessità di regolamentazioni internazionali, trasparenza nelle tecnologie di sorveglianza e protezioni efficaci per coloro che ne diventano bersaglio. La lotta per i diritti umani si combatte, oggi più che mai, anche sul piano digitale.
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