C’è un nuovo criminale silenzioso che serpeggia tra le pieghe della nostra quotidianità digitale. Non spara, non ruba con la forza, non scassa serrature. Ma entra comunque nelle nostre case, svuota i conti, ci umilia, ci fa sentire ingenui, impotenti. È la truffa 5.0, il furto invisibile che passa attraverso una mail, un link su WhatsApp, una telefonata che sembra provenire dalla propria banca. La copertina di questa settimana è dedicata a un’inchiesta che ci riguarda tutti, perché oggi nessuno può dirsi davvero al riparo da questi attacchi.
I numeri parlano da soli: decine di milioni di euro l’anno solo per l’Italia. È questo il giro d’affari delle frodi informatiche, una vera e propria economia criminale globale, in vertiginosa crescita in tutto il mondo. E se un tempo il truffatore era quello che bussava alla porta con una scusa per entrare in casa, oggi può essere chiunque dietro uno schermo. Non ha volto, ma ha mezzi sempre più sofisticati. L’intelligenza artificiale – quella che promette di migliorare le nostre vite – viene usata per clonare voci, mascherare identità, falsificare numeri di telefono, creare siti perfettamente credibili. È la criminalità del futuro, ma tutto questo sta accadendo adesso, è già il presente.
I più colpiti? Gli anziani. Non perché siano meno intelligenti, ma perché sono più fragili e meno attrezzati a difendersi. Spesso vivono da soli, sono più facili da colpire col ricatto degli affetti e molte volte non hanno gli strumenti culturali o tecnici per riconoscere una truffa ben congegnata. Eppure, accanto a loro, c’è anche un lungo elenco di insospettabili: professionisti, dirigenti, imprenditori, persino personaggi pubblici. Nessuno è immune. Basta abbassare la guardia un momento, cliccare dove non si dovrebbe, e il danno è fatto. I risparmi di una vita svaniti in pochi secondi.
La nostra inchiesta di copertina racconta tutto questo. Radiografa il fenomeno dalle radici ai rami più inquietanti. Dalle email “trappola” che sembrano provenire dall’Agenzia delle Entrate o da un corriere espresso, ai messaggi vocali creati con l’Ia per ingannare genitori preoccupati, fino alle tecniche che uniscono vecchi metodi – come la truffa del finto nipote – a nuove tecnologie. È una guerra asimmetrica, in cui purtroppo le vittime sono sempre un passo indietro rispetto ai criminali.
Ma non ci limitiamo alla denuncia. In queste pagine troverete anche consigli pratici, vademecum, testimonianze. Perché informarsi è il primo passo per difendersi. La formazione è un’arma potente: sapere riconoscere i segnali d’allerta può fare la differenza tra essere vittima o scampare al pericolo.
È fondamentale che ciascuno di noi diventi un custode della propria sicurezza informatica, dotandosi di strumenti utili e conoscenze per difendersi. Quindi serve più educazione digitale, più attenzione ma anche più collaborazione tra cittadini, forze dell’ordine, istituzioni e aziende tecnologiche.
La Rete, quella che ci ha connessi, oggi è anche la Rete in cui rischiamo di rimanere impigliati. Ma non tutto è perduto. Possiamo ancora scegliere di essere utenti attenti, cittadini digitali vigili, capaci di riconoscere l’inganno. A patto di smettere di pensare: «A me non capiterà mai». Perché ormai basta un clic.